A Napoli, la sera del Giovedì Santo, le tavole si vestono di un piatto simbolo della tradizione culinaria partenopea: ‘a zupp’ ‘e cozze. Questo piatto non è solo un semplice insieme di ingredienti, ma rappresenta un rituale che unisce famiglie e amici in un momento di convivialità e celebrazione della cultura gastronomica locale. La storia di questa zuppa è avvolta da leggende e aneddoti, e si racconta che fu Ferdinando I di Borbone a dare impulso a questa tradizione.
Ferdinando I, re del Regno delle Due Sicilie dal 1759 al 1825, era un grande amante del pesce e un appassionato pescatore. Le cozze di Posillipo erano tra le sue prelibatezze preferite, e si racconta che amasse gustarle in una ricetta raffinata chiamata “Cozzeche dint’a Cannola”, in cui venivano utilizzate come ripieno per pomodori di Sorrento. Tuttavia, la sua passione per i piaceri della tavola lo portò a ricevere un richiamo alla sobrietà durante la Settimana Santa da parte di un frate domenicano, Gregorio Maria Rocco. In risposta a questo invito, Ferdinando I chiese di preparargli una zuppa di cozze, una versione più semplice e frugale del suo piatto preferito.
La zuppa di cozze, così come la conosciamo oggi, è preparata con ingredienti modestissimi:
L’olio piccante, un elemento fondamentale, è composto da olio extravergine d’oliva, concentrato di pomodoro, peperoncino e aglio. Questa combinazione di ingredienti crea un equilibrio di sapori che rende il piatto irresistibile.
Negli anni, la ricetta si è evoluta, e oggi non è raro trovare nel piatto anche tentacoli di polpo (chiamati “ranfa”), vongole e gamberi, fino a trasformarsi in una vera e propria zuppa di pesce. Ogni famiglia, ristorante o tavola calda di Napoli custodisce gelosamente la propria versione della zuppa, dando vita a una sorta di competizione amichevole tra le varie preparazioni. Alcuni aggiungono freselle bagnate nell’acqua delle cozze, mentre altri preferiscono i crostini, ma l’essenza del piatto rimane intatta.
La tradizione di consumare la zuppa di cozze non è limitata solo alle abitazioni private. Infatti, in tutta Napoli, ristoranti e pizzerie abbandonano temporaneamente i loro menù abituali per offrire questo piatto iconico. Anche i ristoranti di sushi si uniscono a questa celebrazione, proponendo la zuppa in diverse varianti. Questo fenomeno dimostra quanto sia radicata la tradizione e quanto sia apprezzato questo piatto, che riesce a unire generazioni diverse.
L’atmosfera che circonda la cena del Giovedì Santo a Napoli è ricca di significato. Le famiglie si riuniscono attorno a tavole imbandite, condividendo storie e ricordi legati alla tradizione. La zuppa di cozze diventa così non solo un alimento, ma un simbolo di unione e identità culturale. In questo giorno, il profumo del mare si mescola con quello dell’olio piccante e del pomodoro, creando un’atmosfera di festa e di attesa per la Pasqua imminente.
La preparazione della zuppa di cozze è un’arte che richiede tempo e attenzione. Gli ingredienti devono essere cucinati lentamente a fuoco basso, mescolando spesso per garantire che i sapori si amalgamino perfettamente. Una volta raffreddata, la zuppa viene filtrata per ottenere una consistenza vellutata e un sapore intenso. Il segreto di una buona zuppa di cozze sta proprio nell’equilibrio dei sapori e nel corretto grado di piccantezza, elementi che variano da famiglia a famiglia e che rendono ogni piatto unico.
Infine, la zuppa di cozze rappresenta anche un’importante risorsa per l’economia locale. La pesca delle cozze e degli altri frutti di mare è una delle attività tradizionali che sostiene molte famiglie nella regione. La valorizzazione di questi ingredienti freschi e locali contribuisce non solo a mantenere viva la tradizione culinaria, ma anche a promuovere un’alimentazione sana e sostenibile.
In questo contesto, il Giovedì Santo diventa un’opportunità per riflettere sulle radici culturali e gastronomiche di Napoli, celebrando un piatto che, nel suo essere semplice e genuino, riesce a racchiudere un intero mondo di sapori e storie.
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