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La sugar tax in Italia: un dibattito acceso tra rinvii e proteste del settore

La Sugar Tax, l’imposta sulle bevande zuccherate, continua a suscitare un acceso dibattito in Italia. Introdotta per la prima volta nella Legge di Bilancio del 2019, la sua attuazione ha subito numerosi rinvii e resistenze, con una nuova data di entrata in vigore fissata al 1° luglio 2025. Tuttavia, le associazioni di categoria e alcuni partiti politici stanno già chiedendo un ulteriore posticipo al 2026. La situazione si complica ulteriormente con il recente pronunciamento del Tar del Lazio, che ha respinto il ricorso presentato da Assobibe, l’associazione dei produttori di bevande analcoliche. Questo articolo esplorerà le ragioni di questi rinvii, le reazioni del settore e le implicazioni economiche e sanitarie della Sugar Tax.

Cos’è la Sugar Tax e perché viene rinviata?

La Sugar Tax è un’imposta progettata per ridurre il consumo di bevande zuccherate, in linea con le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). L’obiettivo principale è combattere l’obesità e le malattie correlate all’eccesso di zuccheri. Tuttavia, la sua applicazione in Italia ha incontrato ostacoli significativi.

Nel luglio 2024, la Commissione Finanze del Senato ha confermato la data di entrata in vigore della tassa per il 1° luglio 2025. Nonostante ciò, partiti come Forza Italia, Lega e Italia Viva hanno proposto di posticiparla ulteriormente, argomentando che l’imposta potrebbe danneggiare il settore produttivo senza apportare reali benefici per la salute pubblica. Queste posizioni riflettono una preoccupazione diffusa riguardo alle ripercussioni economiche che la Sugar Tax potrebbe avere sul mercato delle bevande e sull’intera filiera agroalimentare.

La protesta delle aziende e il ricorso di Assobibe

Il settore del beverage e l’industria agroalimentare hanno espresso una forte opposizione alla Sugar Tax, considerandola una misura dannosa sia per l’economia che per l’efficacia della salute pubblica. Nel dicembre 2024, Assobibe, in collaborazione con importanti associazioni come Confagricoltura e Federalimentare, ha lanciato un appello per chiedere l’annullamento dell’imposta. Tra le contestazioni principali emergono diversi punti chiave:

  1. Effetti negativi su consumi e occupazione: L’industria teme che la Sugar Tax possa portare a una diminuzione dei consumi di bevande zuccherate, con conseguenze dirette sull’occupazione nel settore.

  2. Impatto sulla filiera agroalimentare: L’imposta potrebbe avere ripercussioni su tutta la filiera produttiva, che coinvolge non solo i produttori di bevande, ma anche quelli di materie prime, distributori e dettaglianti.

  3. Efficacia sanitaria dubbia: Critiche sono state sollevate anche riguardo all’efficacia della Sugar Tax nel ridurre i tassi di obesità. Dati dell’OMS mostrano che in molti Paesi dove è stata introdotta, non si sono registrati miglioramenti significativi.

Il Tar respinge il ricorso di Assobibe

A fronte delle opposizioni, Assobibe ha presentato un ricorso al Tar del Lazio, contestando la costituzionalità della Sugar Tax e la sua compatibilità con le normative europee. Tuttavia, il Tribunale ha respinto il reclamo, affermando che non ci sono elementi di illegittimità nella normativa che regola l’imposta. Questa decisione ha alimentato ulteriormente il dibattito, lasciando il settore con poche opzioni per contrastare la normativa.

Sugar Tax e impatto economico: il parere del mondo accademico

La questione della Sugar Tax ha attirato anche l’attenzione di esperti di economia, alcuni dei quali esprimono dubbi sull’efficacia della tassa in Italia. Cesare Pozzi, docente di Economia Industriale alla Luiss Guido Carli, ha sottolineato che la tassa potrebbe generare effetti socio-economici negativi senza garantire un miglioramento della salute pubblica. Pozzi ha evidenziato come l’Italia abbia uno dei consumi più bassi di bevande zuccherate in Europa, con una media di 54 litri pro capite nel 2022, ben al di sotto della media UE di 98 litri.

Questa realtà solleva interrogativi sulla necessità di adottare una misura come la Sugar Tax in un Paese dove il problema dell’obesità è meno accentuato rispetto ad altre nazioni europee. Inoltre, il gettito fiscale previsto per la Sugar Tax è stimato in circa 280 milioni di euro all’anno, ma questo calcolo si basa sull’ipotesi che i volumi di consumo rimangano invariati, il che è in contrasto con l’obiettivo stesso dell’imposta: ridurre il consumo di zuccheri per avere un impatto significativo sulla salute pubblica.

In un contesto in cui le preoccupazioni per la salute pubblica sono sempre più sentite, il dibattito sulla Sugar Tax in Italia sembra destinato a proseguire. Mentre il governo si prepara a implementare l’imposta, il settore del beverage e le associazioni di categoria continueranno a mobilitarsi per contestare una misura che ritengono ingiusta e dannosa, mettendo in evidenza la necessità di un dialogo costruttivo tra istituzioni e industria per affrontare le sfide legate alla salute pubblica senza compromettere l’economia.

Redazione Vinamundi

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