A 37 anni di distanza dallo scandalo del vino al metanolo, che colpì l’intera produzione e l’esportazione dei prodotti vitivinicoli italiani, possiamo dire che le conseguenze sono state sia negative che positive, infatti, i danni economici subiti hanno ancora un grosso peso, ma, sicuramente, oggi beviamo meglio grazie a prodotti che sono di qualità nettamente superiore.
Innanzitutto, bisogna partire spiegando cosa fu la “strage del vino al metanolo”. Questo scandalo, che si verificò in Italia nel 1986, fu una truffa perpetrata mediante l’alterazione di vino da tavola con il metanolo, il quale portò alla morte di 19 persone ed all’intossicazione di altre 153, alcune con danni neurologici permanenti, e 15 persone rimaste non vedenti. Questo scandalo danneggiò, come è facile intuire, a una sfiducia e addirittura a una paura nei confronti dei nostri prodotti, il che danneggiò gravemente l’economia del paese.
Simonetta Nicòtina, produttrice di Poggio alla Meta nel Lazio, è riuscita a rappresentare in maniera ottimale ciò che questo scandalo ha significato e quali sono stati suoi effetti sulla produzione, sull’economia e sull’esportazione dei prodotti vitivinicoli e ciò che questo ha modificato riguardo la produzione, dichiarando: “Anche se è difficile riferire dati effettivamente fedeli al complesso della realtà dell’epoca, ne possiamo sottolineare alcuni. Nel solo 1986, ci fu un decremento del 37% degli ettolitri prodotti nel nostro paese e si determinò una perdita dei volumi economici di oltre il 25% rispetto all’anno precedente. Dati così evidenti non necessitano alcun commento, eppure fotografano solo una minima parte del problema. I danni che furono causati al comparto sono praticamente incalcolabili”.
Nonostante i gravi danni che l’economia italiana fu costretta a subire, da lì ci fu, per fortuna, una grandissima ripresa, testimoniata in questo modo sempre da Simonetta Nicòtina: “La terribile strage del vino al metanolo ha rappresentato uno spartiacque nel settore vinicolo italiano. Da quel momento in poi, anche per superare la forte crisi reputazionale che tutto il vino italiano subì, sono state applicate nuove regole. Si è passati da una visione artigianale del vino a una più strutturata e tecnica, sulla falsa riga francese. Erano processi già in larga parte iniziati negli anni ’80, ma il vino metano lizzato diede la spinta finale per un cambiamento totale. Furono varati i disciplinari con regole stringenti, limiti precisi per la territorialità geografica delle denominazioni, ottenendo un maggior controllo su possibili truffe e sofisticazioni.”
Quindi, come abbiamo visto, le conseguenze sono state sicuramente negative, ma da quel momento il nostro paese è riuscito a riprendersi egregiamente, riuscendo a migliorare la qualità dei prodotti fino a diventare, come sappiamo, uno dei maggiori produttori ed esportatori di vino al mondo.
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