La storia di Villa Bucci: un viaggio nella creazione di un vino straordinario

“Villa Bucci” non è solo un titolo; è un viaggio nel cuore della viticoltura marchigiana, una celebrazione della passione e dell’impegno di un uomo che ha dedicato la sua vita alla creazione di un vino che racconta storie di terra, tradizione e innovazione. La penna della giornalista e critica enogastronomica Cinzia Benzi ci guida attraverso le pagine di questo libro (Seipersei, 160 pagine, 60 euro), arricchendolo con immagini evocative dello studio Brambilla Serrani.

La storia di Ampelio Bucci

Al centro di questa narrazione c’è Ampelio Bucci, un imprenditore che ha saputo trasformare la sua visione in una realtà concreta, portando il Verdicchio dei Castelli di Jesi a conquistare palcoscenici internazionali. La sua storia è un esempio di come la passione per la terra e l’amore per il vino possano convergere in un percorso di eccellenza. Il libro non si limita a raccontare le sue conquiste, ma esplora anche le sfide affrontate lungo il cammino, rendendo omaggio a un uomo che ha saputo elevare una varietà autoctona marchigiana a livelli di grande prestigio.

L’essenza del territorio

La narrazione di Cinzia Benzi è arricchita da un affascinante intreccio di parole e immagini, dove le fotografie di Francesca Brambilla e Serena Serrani catturano non solo i vigneti rigogliosi, ma anche l’essenza di un territorio che ha tanto da raccontare. Le vigne di Villa Bucci, situate tra la riviera adriatica di Senigallia e Ostra Vetere, si estendono nel fertile cuore della valle del fiume Misa, un luogo dove la natura e l’uomo si uniscono in una danza di armonia e bellezza.

Innovazione e tradizione

Ampelio Bucci è descritto nel libro come un uomo colto e illuminato, il cui percorso nel mondo della moda e del design ha apportato una prospettiva unica alla sua avventura enologica. Senza una formazione specifica nel settore vitivinicolo, ha saputo sviluppare un approccio innovativo, creando vini bianchi di straordinaria qualità che sono diventati simboli dell’eccellenza italiana. La sua capacità di mescolare tradizione e innovazione ha reso il Verdicchio un vino non solo da apprezzare, ma da celebrare.

Un capitolo significativo del libro è dedicato al passaggio di testimone alla famiglia Veronesi, che ha recentemente acquisito Villa Bucci. Questa transizione segna un nuovo inizio per la cantina, con Federico Veronesi, giovane imprenditore e membro della famiglia, pronto a raccogliere l’eredità di Ampelio Bucci. Le sue parole esprimono la volontà di proseguire il percorso tracciato dal predecessore: “Per me e per la mia famiglia è un onore poter condividere con un ‘mostro sacro’ del vino come Ampelio Bucci un percorso che guarda al futuro, nel rispetto massimo di un passato che è presente”.

Un messaggio di passione e qualità

Il libro è introdotto dallo stesso Ampelio Bucci, che, con stupore e gratitudine, riflette sulla narrazione della sua storia. La prefazione è arricchita dalla penna di Luciano Ferraro, vice direttore del Corriere della Sera, che celebra il passaggio di testimone alla nuova generazione. La presenza di contributi di esperti del settore, tra cui chef stellati come Moreno Cedroni ed Enrico Bartolini, e figure di spicco come Gabriele Gorelli, primo Master of Wine italiano, arricchisce ulteriormente il racconto, offrendo una visione poliedrica del mondo enologico.

La storia di Villa Bucci è un esempio di come la dedizione e la passione possano trasformare un sogno in realtà. Ampelio Bucci ha saputo non solo creare un vino di grande pregio, ma ha anche costruito un marchio che è diventato un punto di riferimento nel panorama vitivinicolo internazionale. Il suo approccio innovativo ha contribuito a ridefinire il concetto di qualità, ponendo l’accento sull’importanza del terroir e sul rispetto per la tradizione.

In definitiva, “Villa Bucci” è un’opera che invita a scoprire non solo un vino, ma anche una filosofia di vita, un modo di approcciare la terra e il suo frutto con rispetto e passione. La storia di Ampelio Bucci è una testimonianza di come l’arte della viticoltura possa diventare un linguaggio capace di unire culture e raccontare storie, un calice alla volta.

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