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Approfondimento

La storia del Clinto, il vino veneto proibito per legge

Il mondo del vino è spesso associato a romantici paesaggi, tradizioni secolari e degustazioni indimenticabili. Ma ogni tanto, dietro a queste storie di successo, emergono racconti che sfidano le convenzioni. Uno di questi racconti affascinanti è quello del “Clinto”, un vino veneto proibito per legge.

Storia e legislazione sul Clinto

La vite Clinto è il risultato di un incrocio naturale tra due varietà di vite, la Vitis riparia e la Vitis labrusca. Esistevano due varietà principali: il Clinto, caratterizzato da grappoli più piccoli e un gusto più morbido, e il Clintòn, con grappoli più grandi e un gusto più deciso. Spesso venivano vinificati insieme, creando un vino profumato con una bassa gradazione alcolica e un sapore “selvatico” distintivo, accompagnato da un colore violaceo intenso. La sua peculiarità risiede nella resistenza a varie malattie e parassiti, come la peronospora, lo oidio e la fillossera, che spesso colpiscono altre specie di vite, tra cui la Vitis vinifera, la principale fonte di uva per i vini italiani, nonché l’unica consentita dalla legge. Questa vite ibrida è originaria dell’America ed è stata importata in Europa nel 1820. Tuttavia, con la sua introduzione in Italia, vennero trasportati anche diversi parassiti, mettendo a rischio la salute delle piante autoctone. Per contrastare questa minaccia, furono prese diverse misure, tra cui l’innesto delle viti europee su radici di viti americane, che erano resistenti alla fillossera. In alternativa, furono introdotti vitigni ibridi, e il Clinton era uno dei più diffusi in Veneto. Furono dunque emanate leggi restrittive per proteggere la viticoltura locale.

Nel 1931, la Legge n. 376 proibì la coltivazione e la commercializzazione di uve prodotte da vitigni ibridi, compreso il Clinto. Nel 1936, la Legge n. 729 estese il divieto anche alla vite Isabella, utilizzata per il celebre Fragolino. Tuttavia, consentiva la coltivazione delle viti ibride per uso familiare, ma non commerciale. Nel 1965, un Decreto del Presidente della Repubblica stabilì che solo la Vitis vinifera fosse ammessa per la produzione del vino, escludendo così i vitigni ibridi, inclusa la vite Clinto. Tuttavia, nel 1966, venne emessa la legge n. 207 che autorizzava la coltivazione della Vite Isabella per vinificazione e vendita come uva da tavola. Successivamente, la normativa europea proibì definitivamente l’utilizzo di Clinto, Bacò e Isabella nella vinificazione, ad eccezione dei casi di sperimentazione o consumo familiare.

In anni successivi, le normative europee ordinarono l’estirpazione dei vitigni ibridi Clinto, Isabella e Bacò, limitando la loro coltivazione solo per uso familiare. La legislazione comunitaria confermò quanto già stabilito in Italia. Di conseguenza, la produzione e la disponibilità del vino Clinto in Italia divennero rare, con una concentrazione maggiore in Veneto, in particolare nella zona di Vicenza.

La festa del Clinto e il cambiamento di denominazione

La “festa del Clinto” si svolge annualmente grazie a un escamotage legislativo: nella sagra, la parola “vino” non è associata al Clinto. Questo cambio di nome è avvenuto nel 1997 e ha permesso il proseguimento e il successo della festa.

La legislazione restrittiva derivò dalla preoccupazione che una produzione massiva del Clinto potesse danneggiare le viti autoctone a causa delle malattie e dei parassiti che portava con sé. Alcune persone sostengono, tuttavia, che le leggi fossero motivate anche dalla volontà di limitare la concorrenza che il Clinto avrebbe potuto rappresentare per altri vini, a causa delle sue proprietà molto apprezzate dagli estimatori.

Immagine | unsplash @robertasorge – vinamundi.it

Nel 2017, l’Unione Europea si espresse favorevole alla commercializzazione del Clinto, evitando di chiamarlo “vino” ma semplicemente una “bevanda tipica locale derivante dalla fermentazione naturale”. Tuttavia, questa opinione non è ancora diventata legge, ma suggerisce all’Italia di riconsiderare la normativa per preservare questo prodotto tipico locale.

Per promuovere la legalizzazione del Clinto, è nata la “confraternita del Clinto”, un’associazione che mira a proteggere la tradizione del Clinto e a influenzare un cambiamento nella legislazione.

Proprietà e caratteristiche del vino Clinto

Il vino Clinto è noto per l’alto contenuto di tannini nella buccia dell’uva, che possono essere potenzialmente tossici se consumati in eccesso. È importante consumare il vino Clinto moderatamente ed entro i limiti di frequenza e quantità.

Inoltre, il vino Clinto può contenere metanolo se prodotto in modo errato, ma non sono stati segnalati casi di avvelenamento da Clinto, poiché la concentrazione di metanolo tossico sarebbe il risultato di un consumo eccessivo e costante nel tempo. Alcuni amatori del Clinto mettono in dubbio la pericolosità dei tannini e del metanolo presenti nel vino, cercando di promuoverne una maggiore diffusione. Infatti è importante notare che, se vinificato correttamente, il Clinto non presentava rischi per la salute umana. La causa principale dei divieti era la bassa qualità del vino risultante dalla sua produzione, con una gradazione alcolica limitata e un sapore selvatico che non era ben accetto nell’enologia classica.

Dal punto di vista organolettico, il vino Clinto ha un colore rosso molto scuro, tendente al viola, con un profumo intenso e note fruttate intense.

Cos’è il metanolo

Il metanolo, noto anche come alcol metilico, è un tipo di alcol che può essere presente in piccole quantità nel vino, insieme all’alcol etilico, che è l’alcol comune presente nei prodotti alcolici. Il metanolo è un sottoprodotto naturale della fermentazione alcolica. In condizioni normali, i livelli di metanolo nel vino sono estremamente bassi e generalmente non rappresentano una preoccupazione per la salute. Tuttavia, può diventare pericoloso se è presente in quantità significativamente elevate. L’ingestione di metanolo in dosi elevate può portare a gravi problemi di salute, tra cui avvelenamento e cecità.

I produttori di vino devono seguire rigorosi standard di produzione per garantire che i livelli di metanolo siano sicuri per il consumo umano. I controlli di qualità e la regolamentazione variano da paese a paese, ma in generale, il contenuto di metanolo nel vino dovrebbe rimanere ben al di sotto dei livelli pericolosi.

Vendita del vino Clinto

Esistono due tipologie di vino, Clinto e Clinton, entrambi derivati da vitigni ibridi. Il Clinto è spesso chiamato “piccolo Clinto” ed è considerato di qualità superiore rispetto al Clinton. In alcune regioni, come il Veneto, la coltivazione della vite Clinton è consentita, ma la sua commercializzazione è vietata.

In alcuni paesi del nord Europa, sia il Clinto che il Clinton sono venduti senza l’etichetta “vino”, come avviene in altre regioni d’Europa.

Nonostante gli sforzi per cambiare la legislazione, al momento in Italia non sono state apportate modifiche alla produzione e commercializzazione del Clinto o dei suoi distillati. Il Clinto rimane illegale, ma ha ancora estimatori nostalgici, e si tengono manifestazioni come la “Festa del Clinto” in diverse parti del Veneto, dove gli amanti di questo vino unico possono riunirsi per ricordare vecchi tempi e condividere esperienze.

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Alessia Manoli

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