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La Sicilia del vino: un viaggio nel futuro con InnoNda e il Nero D’Avola

La Sicilia, culla di una tradizione vinicola millenaria, si trova oggi a un crocevia fondamentale per il futuro del suo settore enologico. Con il progetto “InnoNda”, l’isola intende non solo preservare ma anche innovare la sua storica produzione vinicola, in particolare quella legata al celebre Nero d’Avola, uno dei vitigni autoctoni più pregiati. Questo progetto, lanciato da Assovini Sicilia e guidato da Mariangela Cambria, rappresenta un’alleanza tra tradizione e innovazione, coinvolgendo oltre 100 cantine virtuose in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano.

Innovazione e tradizione nel progetto “InnoNda”

“InnoNda” non si limita a esplorare le varietà storiche e tradizionali, ma punta a indagare aspetti ancora poco conosciuti e a scrivere nuove pagine della storia enoica siciliana. Tra le cantine partecipanti ci sono:

  1. Tenuta Rapitalà
  2. Dimore di Giurfo
  3. Feudi del Pisciotto
  4. Tenute Lombardo

Tutte queste realtà sono impegnate in una ricerca che si preannuncia pionieristica. L’obiettivo principale è quello di sviluppare tecniche agronomiche ed enologiche che consentano di produrre vini con una gradazione alcolica inferiore, senza compromettere l’intensità aromatica e il gusto distintivo del Nero d’Avola.

La sfida della gradazione alcolica

La questione dell’alcol nel vino è diventata sempre più rilevante negli ultimi anni, dato che un numero crescente di consumatori richiede vini con un tenore alcolico più basso, influenzato anche dai cambiamenti climatici. I promotori del progetto sottolineano che la sfida non consiste solo nel ridurre l’alcol, ma anche nel garantire che le caratteristiche sensoriali del vino rispondano alle aspettative del mercato. “InnoNda” si propone di rispondere a questa esigenza, permettendo di godere pienamente del piacere del vino mentre si affrontano le sfide legate al cambiamento climatico.

L’uso innovativo delle anfore

Un altro aspetto innovativo del progetto è l’indagine sulla macerazione e l’affinamento in anfora. Seppur questa tecnica di vinificazione abbia radici antiche, l’approccio moderno e scientifico all’utilizzo delle anfore per il Nero d’Avola rappresenta un territorio inesplorato. La diversificazione della produzione, attraverso l’uso di anfore di terracotta, è vista come una risposta alle esigenze degli stakeholder e dei consumatori, rendendo i vini più unici e distintivi.

La diversità del Nero d’Avola

La diversità del Nero d’Avola è un tema centrale del progetto. Il terroir siciliano e l’età dei vigneti possono influenzare significativamente le caratteristiche dell’uva e, di conseguenza, del vino. Vigneti più vecchi potrebbero infatti risultare più resilienti agli stress climatici, un aspetto che richiede ulteriori indagini specifiche. In questo senso, “InnoNda” si propone di esplorare come la qualità del vino possa essere correlata alla complessità e all’espressione del terroir, esaltando le caratteristiche varietali del Nero d’Avola.

Lilly Fazio, vicepresidente di Assovini Sicilia, ha affermato che i cambiamenti climatici e le aspettative dei consumatori spingono le aziende a rivedere le tecniche di produzione vinicola, in particolare per il Nero d’Avola, il vitigno rosso più diffuso dell’isola. Questo studio innovativo, realizzato in collaborazione con l’Università di Milano e con il sostegno dell’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea, mira a migliorare la qualità della vita e la sostenibilità produttiva.

Il progetto “InnoNda” si configura quindi come un faro per il futuro del vino siciliano, unendo tradizione e innovazione in una sinergia che potrebbe ridefinire il panorama enologico dell’isola. La Sicilia, con il suo patrimonio vitivinicolo, si prepara così a scrivere nuovi capitoli nella sua lunga e affascinante storia, mentre guarda al futuro con rinnovato ottimismo e creatività.

Redazione Vinamundi

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