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La rivoluzione dei vini senza alcol: la sfida innovativa di Pietro Botto e Winot

Rompere con la tradizione vinicola non è mai un’impresa semplice, specialmente per chi, come Pietro Botto, ha ereditato un nome di prestigio nel mondo del vino. A soli 21 anni, Pietro ha deciso di intraprendere un percorso innovativo e audace, fondando Winot srl, una start-up piemontese dedicata alla produzione di vini senza alcol di alta qualità. La sua famiglia è nel settore da generazioni: la storica cantina Marco Botto Vini, fondata nel 1898 a Sala Monferrato, è un simbolo della tradizione vinicola piemontese. Tuttavia, Pietro ha scelto di guardare al futuro, proponendo un’alternativa moderna alla viticoltura classica.

il debutto di winot

Il primo prodotto di Winot è un Sauvignon Blanc dealcolato, realizzato con uve piemontesi e lavorato in Trentino. Questo debutto ha visto una tiratura iniziale di 3.000 bottiglie, e le prime reazioni sono state entusiastiche, non solo in Italia, ma anche in mercati esteri promettenti come Stati Uniti, Giappone e Scandinavia. La scelta di un Sauvignon Blanc per iniziare è significativa: questo vitigno è noto per la sua freschezza e le sue note aromatiche, che possono risultare interessanti anche in una versione senza alcol.

progetti futuri e innovazione

Pietro Botto non si è fermato al solo Sauvignon Blanc. Con una visione ambiziosa per il futuro, ha già in programma:

  1. Un rosato sparkling a base di Nebbiolo.
  2. Il primo grande rosso dealcolato del Monferrato, utilizzando la Barbera.

“Sto conducendo ricerche approfondite per ottenere un prodotto di altissima qualità, rispettando al contempo le caratteristiche uniche dei vitigni”, afferma l’imprenditore con passione. La sua determinazione di mantenere l’autenticità e la complessità del vino tradizionale si riflette nei suoi progetti futuri.

la motivazione dietro la creazione di vini senza alcol

La motivazione dietro la creazione di vini senza alcol è stata in parte casuale. “Due anni fa, un cliente mi parlò dei vini dealcolati. Non li conoscevo, ma mi ha subito incuriosito”, racconta Botto. Dopo aver presentato il suo progetto al Salone del Vino di Torino il 2 marzo, ha dedicato mesi a studi e sperimentazioni. Ha scoperto che un vino senza alcol può mantenere un’ottima complessità organolettica, rappresentando un’alternativa di qualità per coloro che desiderano degustare un buon vino senza gli effetti dell’alcol.

“Spesso mi chiedono perché non bere un succo d’uva o una bibita. Ma il vino ha una complessità aromatica e un processo di lavorazione che lo rendono unico, diverso da qualsiasi altra bevanda. Non si tratta solo di alcol, ma di cultura e gusto”, spiega Botto, evidenziando l’importanza di mantenere viva la tradizione enologica anche in un contesto di innovazione.

sfide economiche e prospettive di mercato

Tuttavia, la produzione di vini dealcolati non è priva di sfide economiche. Il costo di produzione è superiore del 35-40% rispetto a un vino tradizionale, dovuto alla complessità del processo e alla necessità di trasportare il prodotto in Trentino per la dealcolazione. Nonostante ciò, Pietro è fiducioso che il suo investimento porterà frutti: “I consumatori stanno apprezzando il nostro lavoro, sia in Italia che all’estero”, afferma con entusiasmo.

Il mercato dei vini dealcolati è in crescita, e si prevede che il 2025 possa segnare un punto di svolta per questa categoria, anche grazie a nuove normative che semplificano il processo di dealcolazione in Italia. Con un crescente interesse verso opzioni più leggere e salutari, la domanda per vini senza alcol potrebbe aumentare notevolmente. In un’epoca in cui i consumatori sono sempre più attenti alla salute e al benessere, l’emergere di alternative come quelle proposte da Winot rappresenta una risposta a tale esigenza.

La scommessa di Pietro Botto dimostra che tradizione e innovazione possono coesistere, aprendo nuove prospettive per il settore vinicolo italiano. La sua iniziativa non solo sfida le convenzioni, ma rappresenta anche un’opportunità per rivitalizzare un mercato sempre più alla ricerca di novità. Con il supporto della storica cantina di famiglia e la sua intraprendenza, Pietro sta tracciando un cammino che potrebbe rivoluzionare il modo in cui pensiamo e consumiamo il vino. In un’epoca di cambiamenti e adattamenti, il futuro del vino dealcolato sembra promettente, e Winot potrebbe essere in prima linea in questa evoluzione, portando un’onda di freschezza in un settore tradizionalmente conservatore.

Redazione Vinamundi

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