Il momento del brindisi è un vero e proprio concentrato di gesti scaramantici: mai farlo con l’acqua all’interno del bicchiere, battere una volta sul tavolo prima di sorseggiare il contenuto, non osare mai bere prima del fatidico cin cin. Insomma, la sfortuna è dietro l’angolo se si sbaglia qualcosa nel rituale. Quello che forse non sapevate è che non guardarsi negli occhi durante un brindisi porta sfortuna.
Il contatto visivo quando si toccano i bicchieri al momento del brindisi è essenziale per evitare di venire perseguitati dalla sfortuna ma non solo. Infatti, non si tratta solo di un rituale scaramantico ma anche di una dimostrazione di amicizia: se la persona con cui stai brindando riesce a sorreggere il tuo sguardo significa che è un buon amico ed è sincero con te. Qualora invece la persona abbassasse lo sguardo, significherebbe che è in malafede o ha qualcosa da nascondere e d’altronde si sa, chi ha qualcosa da nascondere poi viene anche punito dal karma…
Ora voi direte: ma se siamo in una decina a brindare come è possibile fissare tutti negli occhi? In questo caso non bisogna abbassare lo sguardo e bisogna concentrarsi su ciascuna persona il cui bicchiere entra in contatto con il nostro.
Possiamo dire che è un qualcosa che di solito viene naturale, soprattutto se si è in confidenza con le persone con cui si sta brindando, ma meglio annotarselo prima di dare cattive impressioni o attirare su di sé sfortuna evitabile.
Pare che il brindare guardandosi negli occhi sia un usanza che risale al periodo degli Antichi Romani. L’iniziatore di questa usanza è Mitridate, re del Ponto.
La leggenda racconta che il re fosse talmente paranoico da temere di venire avvelenato ogni volta che si trovava in compagnia. Perciò, guardava negli occhi le persone che brindavano con lui per captare qualche segnale che potesse fargli capire in tempo se avevano avvelenato o meno il contenuto del bicchiere. Insomma, una sorta di test della verità.
Ma anche lo scontarsi dei bicchieri, usanza nata nel Medioevo è legata proprio al rischio di avvelenamento e al guardasi negli occhi. Infatti, quando i calici si urtano durante il cin cin, aumentano le probabilità che delle gocce del contenuto cadano nel bicchiere dell’altro, e se il contenuto fosse avvelenato, gli si leggerebbe negli occhi il panico.
Insomma, per quanto il brindisi possa sembrare un rituale da svolgere tra amici, pare che sia più incentrato sullo smascherare potenziali nemici che stanno tentando di ucciderti.
Chiudiamo l’articolo dando una piccola curiosità interessante collegata a questo rituale. Vi siete mai chiesti perché si può chiamare anche cin cin? Stiamo per soddisfare la vostra curiosità.
L’origine di cin cin riconduce alla città cinese di Canton in cui “qǐng qǐng” o “ch’ing ch’ing” significava “prego, prego”. La città era uno dei più importanti punti commerciali del mondo e si diceva “prego, prego” ai marinai che passavano dal porto prima che si rimettessero in viaggio, come augurio di una buona navigazione.
Furono poi i marinai inglesi a proiettare questa usanza al bere, in cui comunque il cin cin rimane un gesto di buon augurio, occidentalizzando la pronuncia che suona anche come l’onomatopea del suono dei bicchieri che si toccano. Anche se il Galateo non ha mai accettato questo modo di dire ed esorta a non pronunciarlo durante il brindisi perché poco elegante a quanto pare.
Insomma, possiamo dire che ci piacerebbe pensare al brindisi come un semplice gesto di buon augurio come voleva essere in passato, ma non possiamo negare che tra rituali scaramantici, sfortuna in agguato e tentativi di avvelenamento, cominciamo a sentirci un po’ meno sicuri che si tratti davvero di un gesto di condivisione…
Però ora sapete che è sempre bene guardare tutti negli occhi durante un cin cin, ancora che qualche vostro parente decida proprio a capodanno di versare qualcosa che non dovrebbe all’interno del vostro bicchiere.
In alto i calici e cin cin a tutti (fingete che anche noi vi stiamo guardando dall’altra parte dello schermo, sia mai che possa portarci male)
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