Negli ultimi anni, il fenomeno delle private label ha guadagnato terreno in vari settori, incluso quello del vino. Secondo i dati di NielsenIQ elaborati da WineNews, nel 2024 i prodotti a marchio del distributore in Italia hanno raggiunto un valore di 26 miliardi di euro, con una crescita del 2,4% rispetto all’anno precedente. Questo ha portato la quota di mercato nella grande distribuzione a sfiorare il 32%. Sebbene il vino stia progredendo più lentamente rispetto ad altri paesi europei, sta iniziando a guadagnare visibilità.
A livello europeo, i vini a marchio privato rappresentano circa il 30% del mercato, sia in volume che in valore. Tuttavia, in Italia, la situazione è diversa. Catene importanti come Coop Italia hanno avviato iniziative strutturate, collaborando con aziende vinicole di prestigio per sviluppare prodotti di alta qualità. Queste strategie di cobranding stanno contribuendo a rafforzare l’immagine e la penetrazione del vino a marchio del distributore nel mercato italiano.
Analizzando i dati, emerge che su un totale di 2,2 miliardi di euro di vino venduti nei supermercati, 273,8 milioni di euro sono attribuibili al vino private label. Questo rappresenta una crescita del 2,1% rispetto all’anno precedente. In termini di volume, i vini a marchio del distributore ammontano a 106,9 milioni di litri su un totale di 628 milioni venduti dalla grande distribuzione, con un incremento del 1,6%.
Un aspetto interessante riguarda il prezzo. I vini private label si collocano a un prezzo medio di 2,56 euro al litro, con un incremento del 0,5% rispetto al 2023, mentre i vini a marchio aziendale costano 3,6 euro al litro (+2,9%). Questo scarto di prezzo è uno dei fattori chiave che spinge i consumatori verso le private label, offrendo un’alternativa più economica senza compromettere necessariamente la qualità.
Per quanto riguarda gli spumanti, i dati parlano chiaro. I vini spumanti a marchio del distributore valgono 65,8 milioni di euro su un totale di 745,5 milioni di euro venduti nel 2024, con una crescita del 1,3%. In termini di volume, si parla di 11,3 milioni di litri su 105,2 milioni totali, con un incremento del 4,4%. Anche qui, il prezzo medio per le bollicine private label è più competitivo: 5,78 euro al litro, in calo del 3%, rispetto ai 7 euro per gli spumanti a marchio aziendale.
Una delle ragioni di questa differenza di prezzo è legata alla strategia di marketing delle private label, che generalmente si concentrano su un’offerta più conveniente. Inoltre, il canale discount gioca un ruolo cruciale in questo trend. Secondo Eleonora Formisano, Sales Lead Smb & Global Snapshot Italy di NielsenIQ, circa il 40% delle vendite di vini private label, sia in valore che in volume, avviene attraverso i discount. In questo canale, la quota di mercato è significativa, con un 22,4% a valore e un 21,6% a volume.
Le vendite di spumante e Champagne confermano questa tendenza. Il 46% del fatturato delle private label e il 58% dei volumi sono venduti nei discount, dimostrando che questo canale è predominante per questa tipologia di prodotto. Anche in questo caso, il discount mostra una quota di mercato molto più alta rispetto al resto della grande distribuzione, con un 28,3% a valore e un 27,4% a volume.
Nonostante i progressi, il fenomeno dei vini a marchio del distributore in Italia rimane relativamente piccolo, specialmente se paragonato a paesi come il Regno Unito, dove oltre il 50% delle vendite di vino nella grande distribuzione provengono da private label. Tuttavia, il mercato italiano mostra segni di crescita e potrebbe seguire un percorso simile, soprattutto se le aziende riusciranno a coniugare qualità e varietà con prezzi competitivi.
Il consumatore italiano, sempre più attento al proprio potere d’acquisto, si sta orientando verso scelte più economiche. Questo cambiamento nelle abitudini di consumo potrebbe favorire una maggiore diffusione dei vini a marchio privato, portando a un ulteriore consolidamento di questa nicchia di mercato.
Con l’aumento della consapevolezza e dell’interesse verso le private label, l’industria del vino italiana potrebbe vivere una nuova era, in cui qualità e convenienza si incontrano per soddisfare le esigenze di un pubblico sempre più esigente. Le prospettive per il futuro sono quindi promettenti, con possibilità di espansione e diversificazione che potrebbero ridefinire il panorama del vino nel nostro paese.
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