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La battaglia tra biometano e tradizione: la Strada del vino Cesanese a rischio

L’idea di realizzare un impianto di biometano tra Anagni, Paliano e Colleferro ha sollevato forti preoccupazioni tra gli abitanti e gli operatori economici della Strada del vino Cesanese. Questo progetto, avviato nel 2022, prevede la lavorazione di 85mila tonnellate all’anno di scarti provenienti dall’industria agricola e zootecnica, con un potenziale impatto significativo su un’area già fortemente legata alle tradizioni enogastronomiche.

Preoccupazioni per l’impatto ambientale

Il Comune di Paliano, uno dei borghi storici della Strada del vino Cesanese, ha bloccato l’iter autorizzativo, ma la società proponente ha presentato ricorso al Tar del Lazio, sezione di Latina, per ottenere il via libera. Durante un incontro pubblico, il Comitato residenti di Colleferro ha espresso il proprio sostegno al Comune, denunciando irregolarità e criticità legate al progetto, che insiste sulla Valle del Sacco. Le principali preoccupazioni includono:

  1. Potenziali impatti ambientali.
  2. Mancato rispetto delle normative urbanistiche e paesaggistiche.
  3. Rischi per il Monumento naturale la Selva.

Impatto sulla comunità e sul turismo

La posizione geografica dell’impianto, previsto in contrada Colle Carcavella (Tre Ponti) lungo la via Casilina, suscita timori tra i residenti, specialmente per la sua vicinanza alle abitazioni. Secondo i comitati locali, se il progetto dovesse andare avanti, il futuro della Strada del vino Cesanese sarebbe compromesso. I rappresentanti dei comitati hanno dichiarato: “Paliano non è una città, ma un borgo storico che vive delle sue tradizioni e della sua economia agricola, fatta di piccole aziende e agriturismi”. Queste realtà, insieme al turismo enogastronomico e religioso, rappresentano un patrimonio culturale e economico fondamentale per la zona.

Criticità legate all’impianto

Le criticità legate all’impianto non si limitano all’impatto ambientale. Il Comitato residenti di Colleferro ha evidenziato anche l’inadeguatezza del sito individuato, un terreno agricolo di circa 2 ettari. L’impianto richiederebbe un ampliamento dell’area industriale, con conseguenze sul traffico locale a causa del passaggio di mezzi pesanti. La via Casilina, già trafficata, potrebbe subire un ulteriore incremento, complicando la vita quotidiana dei residenti. Inoltre, i serbatoi di gas metano previsti nel progetto potrebbero superare i dieci metri di altezza e avere una larghezza di 35 metri, alterando notevolmente il panorama della zona.

La tradizione vitivinicola a rischio

È fondamentale considerare come la Strada del vino Cesanese non rappresenti solo un percorso enogastronomico, ma anche un simbolo di un’intera cultura locale. La tradizione vitivinicola di questa area, famosa per il suo Cesanese del Piglio, è il risultato di secoli di storia e cura del territorio. L’introduzione di un impianto di biometano potrebbe minacciare non solo l’economia agricola locale, ma anche intaccare il patrimonio culturale e identitario di un’intera comunità.

La situazione attuale richiede un’attenzione particolare da parte delle istituzioni e delle autorità competenti, affinché si possa giungere a una soluzione che tenga conto delle esigenze sia dello sviluppo sostenibile sia della salvaguardia dell’ambiente e delle tradizioni locali. I residenti di Paliano, Colleferro e Anagni stanno mobilitando le loro forze e risorse per proteggere il loro territorio, e la loro voce deve essere ascoltata. È cruciale avviare un dialogo aperto e costruttivo tra tutti gli attori coinvolti per trovare un equilibrio tra sviluppo industriale e protezione del patrimonio naturale e culturale. La situazione è in evoluzione e gli sviluppi futuri potrebbero rivelarsi determinanti per il destino della Strada del vino Cesanese e della comunità che la abita.

Redazione Vinamundi

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