Il Giappone è celebre per il suo sakè, la sua birra, e altri liquori e distillati come l’umeshu e lo shochu, ma il Paese del Sol Levante vanta anche una rinomata tradizione nel campo del whisky. L’arcipelago orientale, con il suo clima umido e le frequenti piogge abbondanti, non sembra però ideale per la produzione di vino. Nonostante ciò, la viticoltura sta prendendo piede anche nei dintorni di Tokyo, grazie a tecniche di coltivazione della vite specifiche e a un know-how importato direttamente dalla Francia. Da questi sforzi è nato il Koshu, il vino più rappresentativo del Giappone, che anno dopo anno sta acquisendo popolarità sia in patria che all’estero. Vediamo tutto ciò che c’è da sapere su questo prodotto.
Sempre più conosciuta, ammirata e amata, negli ultimi anni sta spopolando l’uva Koshu, un raro vitigno giapponese che è diventato famoso negli ultimi anni, nonostante le sue origini antichissime. Le prime coltivazioni, infatti, risalgono a oltre mille anni fa e si ritiene che siano il frutto di un incrocio tra la vitis vinifera e la vitis davidii, una vite selvatica asiatica. La loro storia è strettamente legata alla prefettura di Yamanashi, situata ai piedi del monte Fuji, dove trovano il loro terroir ideale. Grazie a questa coltivazione, la zona ha attirato un notevole flusso turistico interessato a vedere questi particolari acini. Inoltre, la coltivazione di quest’uva ha permesso lo sviluppo di un’economia vitivinicola unica nel Paese del Sol Levante.
Il Koshu è un vitigno a bacca rosa tipico del Giappone, coltivato, come detto in precedenza, da oltre mille anni. Le sue origini sono enigmatiche, sebbene si creda che sia arrivato in Asia attraverso la Via della Seta. Anche se alcuni sostengono che il Koshu sia originario del Giappone, studi sul DNA hanno confermato la sua discendenza dalla vite europea (Vitis vinifera). Dal punto di vista enologico, il Koshu presenta diverse sfide: le sue bucce sono spesse e amare, ma offrono protezione contro le frequenti piogge primaverili. Il mosto del Koshu è caratterizzato da un’elevata acidità naturale e un basso contenuto zuccherino, che limita il tenore alcolico naturale dei suoi vini a circa il 10% vol. La principale area di coltivazione del Koshu è la regione di Yamanashi, situata sulle pendici del Monte Fuji.
Pur avendo origini antichissime, per gran parte della sua storia il vitigno Koshu è stato coltivato come uva da tavola. Solo tra il 1868 e il 1912 i giapponesi hanno iniziato a vinificarlo. Inizialmente, dall’uva veniva prodotto un vino estremamente dolce, ma nel tempo queste note zuccherine si sono attenuate, arrivando alle versioni secche di oggi. Il Koshu è un vitigno molto versatile, capace di produrre vini secchi o frizzanti, bianchi, rosati, e perfino passiti.
Negli ultimi anni, diversi vignaioli giapponesi hanno combinato metodi tradizionali con tecniche innovative apprese in Italia e Francia, ottenendo vini Koshu di grande qualità, caratterizzati da delicate note floreali e sentori di agrumi, mela, pesca e fiori bianchi.
Al palato, i vini Koshu offrono un’esperienza fresca e minerale, tipica delle coltivazioni su terreni vulcanici, con una spiccata acidità bilanciata da una piacevole morbidezza. La loro leggerezza e la bassa gradazione alcolica li rendono ideali come aperitivo o in abbinamento a piatti a base di pesce, verdure e carni bianche.
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