Fino a 3 milioni di attestazioni Isee del 2025 saranno soggette a un ricalcolo a partire dai primi giorni di aprile. La nuova normativa, che prevede l’esclusione dei titoli di Stato dal calcolo dell’indicatore della situazione economica equivalente (Isee) delle famiglie, entrerà ufficialmente in vigore mercoledì 5 marzo, come stabilito dalla pubblicazione del Dpcm attuativo sulla Gazzetta Ufficiale il 19 febbraio scorso. Tuttavia, serviranno ulteriori 30 giorni affinché le procedure vengano adeguate e le nuove modalità di calcolo possano essere applicate effettivamente. Questo ritardo è confermato dal ministero del Lavoro, il quale ha annunciato che l’operatività delle nuove disposizioni sarà condizionata all’approvazione del nuovo modello di Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) e delle relative istruzioni per la compilazione.
Il provvedimento consente l’esclusione dall’Isee dei titoli di Stato, dei buoni fruttiferi postali (inclusi quelli trasferiti allo Stato) e dei libretti di risparmio postale, a condizione che il loro valore totale non superi i 50 mila euro. Questa modifica avrà un impatto significativo sull’indicatore Isee, il quale è destinato a ridursi per molti nuclei familiari. Di conseguenza, i beneficiari delle prestazioni sociali, come i bonus sociali per gas e luce, il bonus nido e, soprattutto, l’assegno unico, potrebbero vedere un aumento del valore delle loro prestazioni.
Secondo la Consulta nazionale dei Caf, l’operazione “Isee senza Btp” coinvolgerà un numero considerevole di famiglie. Gli intermediari fiscali stimano che circa il 40% delle pratiche elaborate fino ad oggi contengano titoli di Stato o libretti postali e buoni fruttiferi garantiti. Fino ad ora, sono state inviate circa 7,4 milioni di Dichiarazioni sostitutive uniche per richiedere l’Isee, di cui 5,9 milioni tramite i centri di assistenza fiscale, secondo i dati forniti dall’Inps aggiornati al 3 marzo 2025. La conferma delle tempistiche è ulteriormente avvalorata dal Dpcm attuativo della norma, introdotto con la legge di Bilancio precedente (articolo 1, commi 183-185, legge 213/2023), che concede alle pubbliche amministrazioni un termine di 30 giorni per adeguarsi alle nuove disposizioni. Gli attori coinvolti intendono sfruttare al massimo questo periodo per aggiornare le loro piattaforme.
Per il 5 marzo è stato convocato un tavolo tecnico tra la Consulta dei Caf, il ministero del Lavoro, l’Inps e l’Agenzia delle Entrate, al fine di definire i prossimi passi. La nota ministeriale specifica che il nuovo modello tipo della Dsu «sarà disponibile da aprile e, comunque, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del Dpcm». Successivamente, anche le piattaforme per l’invio del modello precompilato necessiteranno di aggiornamenti. Le software house che collaborano con l’Inps e forniscono applicativi utilizzati dai Caf dovranno anch’esse adeguarsi.
Nel frattempo, le attestazioni Isee già presentate nell’anno in corso rimarranno valide fino alla loro naturale scadenza per l’accesso alle prestazioni sociali agevolate. Tuttavia, sarà possibile richiedere una nuova attestazione Isee, basata sulle nuove modalità, una volta approvata la nuova modulistica.
Sarà impossibile richiedere l’aggiornamento dell’Isee senza titoli di Stato prima di aprile, e sarà necessaria una comunicazione ufficiale da parte dell’Inps con le istruzioni tecniche specifiche. Ci sono, tuttavia, ulteriori questioni da chiarire. I Caf si interrogano se l’eventuale pratica di aggiornamento dell’Isee sarà a pagamento: dal 1° ottobre 2023, infatti, le Dsu successive alla prima inviate dallo stesso nucleo familiare non sono più gratuite, con un costo di circa 25 euro a pratica secondo i tariffari dei Caf. In questo contesto, per garantire la gratuità dell’eventuale “ricalcolo”, reso possibile da una legge nazionale, sarebbe necessaria un’ulteriore copertura finanziaria.
Infine, gli operatori dei Caf attendono chiarimenti su come applicare la decurtazione fino a 50 mila euro relativa alle voci patrimoniali interessate. Non è chiaro, infatti, se tale soglia si applichi agli importi complessivamente detenuti da tutti i membri del nucleo familiare o solo a quelli posseduti dal richiedente o da uno dei componenti selezionati. Giovanni Angileri, coordinatore della Consulta nazionale dei Caf, ha sottolineato che «sono tutti aspetti che andranno chiariti nelle prossime settimane», evidenziando come aprile rappresenti un periodo già carico di lavoro per gli uffici, che si troveranno ad affrontare anche l’inizio della campagna fiscale per i modelli 730 del 2025.
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