Continuano a calare anche nel 2023 le importazioni di vino in Cina, registrando una diminuzione del 20% rispetto al 2022, dati che fanno scivolare questo mercato per valore a livello mondiale al nono posto, dal quarto occupato nel 2018.
Una tendenza negativa che ha investito anche Paesi come la Corea del Sud e il Giappone, importanti destinazione in estremo Oriente per il made in Italy. Ad evidenziarlo è il report Nomisma Wine Monitor, l’Osservatorio dedicato al Far East.
Perché il vino italiano non va più forte come prima in estremo Oriente?
La Cina e il mercato orientale tutto hanno frenato in modo netto gli acquisti di vino e la situazione non sembra mostrare spiragli positivi: basti pensare che la Cina, popolata da oltre 1,4 miliardi di persone, nel 2017 con 751 milioni di litri esportati era il mercato in più rapida crescita al mondo, un trend che si è completamente capovolto negli ultimi anni e che ha colpito anche l’Italia che si augurava come, un mercato potenzialmente infinito come quello cinese, fosse un volano per le esportazioni di vino.
Una crisi che viene adesso confermata anche dal report Nomisma Wine Monitor, l’Osservatorio dedicato al mercato del vino, che sottolinea come nel 2023 ci sia stata la diminuzione dell’import di vino in Cina a causa del rallentamento generale dell’economia.
Nello specifico il mercato cinese è scivolato al nono posto per valore dell’import di vino a livello mondiale, dal quarto occupato nel 2018, evidenziando un calo superiore al 20% sul 2022.
Una tendenza negativa, questa, che ha investito anche Paesi come la Corea del Sud e il Giappone, importanti mercati di destinazione in estremo Oriente per il vino made in Italy.
Un Far East che quindi non decolla ma, anzi, va indietro. La Francia si conferma il primo partner commerciale della Cina, con quasi il 60% della quota di mercato, seguita da Cile e Italia che si colloca sul terzo gradino del ranking con il 10%.
L’Australia, leader nel 2020, continua a rimanere esclusa dalla classifica in seguito ai pesanti dazi imposti dalla Cina negli ultimi anni che dovrebbero terminare da quest’anno.
Nel complesso tutti i primi 5 Paesi partner commerciali della Cina cedono sul versante del valore delle esportazioni ad esclusione degli Usa.
Per quanto riguarda la Corea del Sud, dopo cinque anni di crescita, nel 2023 il mercato ha una battuta d’arresto sia a valore che a volume rispetto all’anno precedente.
Nonostante un calo significativo, anche in questo caso la Francia si conferma primo partner commerciale del Paese, seguita nell’ordine da Stati Uniti, Italia (con una quota del 13%), Cile e Spagna.
Importazioni che scendono anche in Giappone nel 2023, dove comunque la Francia primeggia con una quota di mercato del 60%, segue l’Italia con il 12%, in linea con il 2022.
“Nel contesto asiatico dei consumi di vino – sottolinea Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor – la Cina continua a perdere posizioni, mentre Giappone e Corea del Sud dovrebbero mantenere significative potenzialità di crescita e di interesse verso i vini italiani”.
Nel 2023, evidenzia Nomisma, le importazioni in Cina di vini fermi e frizzanti imbottigliati sono diminuiti sia a valore che a volume: la Francia si conferma leader di mercato seguita da Cile e dall’Italia.
In Corea del Sud, dove i vini imbottigliati rappresentano circa i tre quarti dei vini importati, si registra un calo superiore al 20% sia a valore sia a volume, con l’Italia che si conferma al terzo posto alle spalle di Francia e Usa.
In questo specifico segmento la Francia è leader anche in Giappone, precedendo nell’ordine l’Italia, gli Stati Uniti, il Cile e la Spagna.
Relativamente alla categoria Sparkling, in Cina si registrano marcate contrazioni sia a volume sia a valore con la Francia che mantiene saldamente la leadership di mercato, precedendo l’Italia. In Corea del Sud, si registra un aumento a valore (+3,6%), cui si contrappone un calo dell’import a volume superiore al 20%.
In questo mercato, l’Italia si conferma in seconda posizione malgrado vistosi cali sia a valore che a volume. In Giappone, infine, la categoria Sparkling registra una lieve diminuzione a valore rispetto al 2022 a fronte di una riduzione a doppia cifra nelle quantità importate.
In merito all’import di vino sfuso, in Cina le contrazioni sono state più consistenti rispetto all’anno precedente, con l’Italia che esce dalla classifica dei top 5 esportatori.
Per la Corea del Sud, invece, quello del vino sfuso è il segmento che ha registrato sensibili aumenti nelle importazioni sia a valore sia, soprattutto, a volume. In Giappone, invece, le importazioni di questa tipologia di vino hanno subito cali vicini al 20%.
La generale negatività, registrata nel 2023, ha influenzato anche le esportazioni di vini Dop italiani: in Cina, tra le principali denominazioni importate hanno sofferto maggiormente i rossi Dop piemontesi e veneti, mentre sono cresciuti gli acquisti di rossi toscani, così come in Corea del Sud e Giappone.