Impatto dei dazi USA sui vini italiani: quali categorie sono più a rischio?

L’Osservatorio Uiv esprime preoccupazioni per i nuovi dazi di Trump: ecco quali fasce di vini italiani sono maggiormente a rischio

Le fasce di vini italiani a rischio per i dazi di Trump
Le fasce di vini italiani a rischio per i dazi di Trump | Pixabay @MarkHatfield – Vinamundi

 

L’industria vinicola italiana si trova di fronte a una sfida significativa a causa delle nuove tariffe imposte dall’amministrazione Trump. L’Osservatorio dell’Unione Italiana Vini (Uiv) ha espresso preoccupazioni riguardo all’impatto che queste nuove tariffe potrebbero avere sull’agricoltura europea, in particolare sul settore vinicolo italiano. È importante notare che l’idea che i vini italiani, considerati “di lusso”, non siano a rischio di riduzione della domanda negli Stati Uniti è un’errata percezione. Il mercato americano rappresenta una fetta cruciale delle esportazioni vinicole italiane, e l’introduzione di dazi del 25% potrebbe causare un danno diretto stimato in circa 470 milioni di euro, senza contare l’effetto a catena che potrebbe portare il costo totale a quasi 1 miliardo di euro.

Vini italiani a rischio: la fascia “popular”

La realtà è che almeno l’80% dei vini italiani è a forte rischio. Questo corrisponde a circa 2,9 milioni di ettolitri di vino, ovvero quasi 350 milioni di bottiglie. Le fasce di prezzo più vulnerabili sono quelle “popular”, che si collocano attorno ai 4,18 euro per litro in cantina. Una volta aggiunti i costi di trasporto e le ricariche alla distribuzione, il prezzo al dettaglio non supera i 13 dollari a bottiglia. Questi vini rappresentano una parte fondamentale del portafoglio di esportazione italiano e il loro spostamento in una fascia di prezzo più elevata a causa dei dazi potrebbe scoraggiare i consumatori americani, riducendo ulteriormente le vendite.

Vini di fascia “luxury” e la loro protezione

D’altro canto, i vini di fascia “luxury”, che rappresentano solo il 2% del volume totale delle esportazioni italiane ma ben l’8% del valore, potrebbero subire meno impatti. Questi vini, per lo più pregiati e di alta qualità, hanno una base di clienti più stabile e meno sensibile ai cambiamenti di prezzo, rendendoli relativamente più protetti rispetto ai dazi.

Secondo il presidente dell’Uiv, Lamberto Frescobaldi, il vino italiano negli Stati Uniti vale circa 2 miliardi di euro e occupa una quota del 24% delle esportazioni mondiali. Questi prodotti non solo sono fortemente identitari, ma il loro successo è anche dovuto a un eccellente rapporto qualità-prezzo, contribuendo a consolidare la reputazione del made in Italy nel settore enologico.

Proposte dell’Uiv per affrontare la crisi

L’Uiv ha proposto un piano di contingenza articolato su tre livelli per affrontare questa crisi imminente:

  1. Livello negoziale: escludere il vino dalle liste di prodotti soggetti a barriere commerciali.
  2. Livello comunitario: attuare misure compensatorie e strategie di promozione per sostenere i produttori.
  3. Livello nazionale: affrontare il contenimento produttivo per evitare un surplus di offerta che potrebbe deprimere ulteriormente i prezzi.

I dati ufficiali indicano che il prezzo medio di esportazione del vino italiano verso gli Stati Uniti è di 5,35 euro al litro. Tuttavia, solo il 30% dei vini “popular” riesce a mantenere un prezzo allineato a questa media, mentre oltre la metà si colloca ben al di sotto della soglia di 4 euro. L’introduzione di tariffe supplementari del 25% potrebbe spingere molti di questi vini nella fascia premium, dove la competizione è già intensa e le possibilità di assorbire un aumento così significativo di referenze sono limitate.

In sintesi, la situazione attuale mette a rischio una porzione sostanziale delle esportazioni vinicole italiane, con conseguenze potenzialmente devastanti per un settore che rappresenta un simbolo dell’eccellenza italiana nel mondo. Le misure proposte dall’Uiv potrebbero rappresentare un passo importante per mitigare questi effetti, ma la strada da percorrere è ancora lunga e complessa. La salvaguardia del nostro patrimonio vinicolo richiede una risposta collettiva e strategica che coinvolga tutti gli attori del settore.

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