Il vitigno Nebbiolo è l’autoctono piemontese più conosciuto e il suo nome potrebbe derivare da nebbia, secondo alcuni perché gli acini sono ricoperti da abbondante pruina, mentre per altri per il fatto che è un’uva che viene vendemmiata in ottobre avanzato, quando i vigneti sono avvolti dalle nebbie mattutine.
Il Nebbiolo è il vitigno a bacca nera più pregiato e difficile tra gli italiani e l’eccellenza della produzione del Nebbiolo è concentrata nelle Langhe – nelle zone del Barolo e del Barbaresco – in Piemonte e in Valtellina (Lombardia).
Fuori da queste aree di elezione le uve del Nebbiolo non hanno più quello spessore, quella forza e quella nobiltà che lo rendono unico al mondo. Sono stati identificati tre cloni principali del vitigno Nebbiolo, il Lampia, il Michet e il Rosé.
I vini ottenuti dal vitigno Nebbiolo sono contraddistinti da colori tenui e da una struttura poderosa, caratterizzati da un equilibrio impeccabile tra corpo, acidità, alcol e aromi.
L’uva Nebbiolo è molto versatile, poiché può subire appassimento per la produzione di vini passiti come lo Sforzato di Valtellina, oppure può essere spumantizzata per dare vita a metodi classici come il Nebbiolo d’Alba Spumante Rosé.
Il Nebbiolo è conosciuto in tutto il mondo però come vino rosso secco e fermo, tipologia che tira fuori il suo lato più complesso e raffinato.
Il suo colore si presenta nei vini giovani di colore rosso rubino mediamente intenso e con una buona trasparenza che tende rapidamente verso un rosso granato / mattone.
La trasparenza è la sua caratteristica tipica in quanto la buccia degli acini presenza un minor accumulo di antociani – sostanze coloranti -, essi sono poco stabili e vanno facilmente incontro a fenomeni di ossidazione, degradazione e precipitazione.
Al naso il vino Nebbiolo si presenta fine e articolato, spaziando da note floreali di rose e viole a sentori fruttati di lampone, fragole, ciliegie e prugne, che possono fare eco a timbri balsamici che ricordano l’eucalipto, resina e genziana.
Con l’invecchiamento il bouquet si arricchisce con complesse note di nocciole tostate, china, tartufo, fichi disidratati, resina di abete, liquirizia nera, carrube, ceralacca e goudron sono gli aromi più ricorrenti che si possono trovare in un Nebbiolo invecchiato.
Al palato il vino Nebbiolo è caratterizzato da tannini possenti, materici e avvolgenti che entrano in sinergia con una vena acida ben contemperata da una robusta alcolicità.
Questi tre fattori, oltre a conferire al vino un’ottima godibilità, lo proteggono durante l’affinamento. I vini a base Nebbiolo sono tra i vini italiani con maggiore potenziale d’invecchiamento.
La storia del Nebbiolo inizia molto probabilmente in epoca preromana con le prime coltivazioni rudimentali di vite nella zona ligure-piemontese.
Già in età romana lo scrittore Columella inserisce l’uva Nebbiolo nel De de rustica (I secolo d.C), il trattato sull’agricoltura più completo dell’antichità.
Nel Basso Medioevo numerosi documenti testimoniano che il nebiolius o nibiol godeva già di una certa fama per essere un vino nobile e vigoroso, capace di conservarsi a lungo.
I riflettori internazionali vengono puntati sul Nebbiolo e sulla zona delle Langhe intorno al 1844 quando l’enologo francese Louis Oudart, sotto l’impulso del Conte di Cavour e Juliette Colbert, trasforma le uve Nebbiolo in quello che oggi è considerato il Re tra i vini italiani: il Barolo.
Nel 1926 l’identità del Nebbiolo si rafforza, con la creazione del Consorzio per la difesa dei vini Barolo e Barbaresco (prodotti con uve 100% Nebbiolo) e oggi il Nebbiolo è conosciuto in tutto il mondo per dare vita ad alcuni tra i più grandi vini rossi italiani.
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