La Corvina è un vitigno a bacca nera caratteristico della provincia di Verona, in particolar modo della Valpolicella e della sponda orientale del Lago di Garda.
Il suo nome deriva dal colore dell’acino maturo, il quale ricorda le piume del corvo, ma in realtà i suoi vini non hanno una colorazione particolarmente carica.
Se coltivato in terreni magri e collinari, la Corvina dà vini dai profumi di buona intensità che ricordano i piccoli frutti e le spezie (in particolare il pepe).
La Corvina è stata iscritta al Registro Nazionale nel 1969 ed è idonea alla coltivazione nelle province di Verona e Brescia, mentre è autorizzata in quella di Sondrio (dove è chiamato Corvino).
Viene utilizzata nella DOC Valpolicella, Garda e Bardolino e nella DOCG Bardolino Superiore. Dopo un appassimento di circa un centinaio di giorni la Corvina viene usata per produrre l’Amarone della Valpolicella DOCG e il Recioto della Valpolicella DOCG.
Sulla storia del vitigno Corvina non si hanno molte notizie certe. Quasi certamente si tratta di un vitigno molto antico, poiché è strettamente legato alla viticoltura veronese ed è il vitigno principale da cui si ricavano i vini storici e più importanti della zona.
Non disponendo di testimonianze scritte, l’origine del vitigno Corvina è spesso associata ad una leggenda diffusa nella cultura popolare della zona.
Pare che, un tempo, la Valpolicella abbondava di vitigni a bacca bianca. Le loro uve erano molto gustose e amate dai corvi che attaccavano i vigneti per potersele gustare. Per difendere i grappoli e il loro lavoro, i contadini locali cercavano di allontanarli in tutti i modi.
Un giorno, un corvo, nel tentativo di recuperare un grappolo d’uva, si ferì ad un’ala e fu soccorso e assistito da un generoso contadino che gli permise nuovamente di volare. In segno di gratitudine, il corvo convertì parte dell’uva bianca della zona in una versione a bacca nera, dello stesso colore delle sue piume. Da questo episodio, avvolto nella leggenda, nacque il vitigno Corvina, il capostipite dei vitigni a bacca nera della Valpolicella.
Il primo riferimento lo si ha nel 1627, quando Alessandro Peccana cita i Corvini tra i vitigni dei vini veronesi, probabilmente includendo anche il Corvinone, altro vitigno tipico della zona.
L’Acerbi ha citato poi diversi tipi di Corvina già nel 1825 e compare poi in numerose opere specialistiche e ampelografiche, nel tentativo di catalogarlo e di individuarne i molteplici biotipi.
Il vino che si ottiene tradizionalmente dalle uve fresche della Corvina ha un colore rosso rubino intenso, con profumi dominati dalle note fruttate – ciliegia in particolare -.
Nei vini più complessi, con l’invecchiamento, presenta interessanti sfumature speziate e minerali. Al palato risulta una grande struttura, buona acidità e tannini eleganti, dando vita a un insieme armonico e di ottimo equilibrio.
Se prodotto con grande cura e buona concentrazione, può invecchiare per parecchi anni. Dalle uve appassite si ottiene il Recioto della Valpolicella, vino dolce di grande impatto, raffinata dolcezza ed estrema morbidezza e gli Amaroni, grandi rossi strutturati capaci di invecchiare per decenni.
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