Il Canaiolo Nero è un vitigno autoctono molto diffuso e importante sia nella zona del Chianti, sia in altre provincie della regione Toscana. Nel XVIII secolo questo vitigno era più coltivato del Sangiovese. La sua importanza è dovuta al fatto che, insieme al Sangiovese e alla Malvasia, faceva parte della ricetta originale del Chianti Classico, descritta per la prima volta dal Barone Bettino Ricasoli nel 1872. La ricetta prevedeva in proporzione 7 parti di Sangiovese, due di Canaiolo e una di Malvasia.
La sua storia è molto antica, tanto che fu descritto per la prima volta nella prima metà del 1300 da Pier de Crescenzi all’interno del “Trattato dell’Agricoltura”, testo in cui venne chiamato “Canajuola”e definito “una bellissima uva e da serbare”.
Il suo nome, secondo alcune teorie, potrebbe derivare dal latino dies caniculares, ovvero il periodo che va dal 24 luglio al 24 agosto, il quale è il più caldo dell’anno e durante il quale le uve del Canaiolo cambiano colore.
Oltre ad essere fortemente diffuso in Toscana, soprattutto nel Chianti, il Canaiolo si trova in numero minore anche in alcune regioni confinanti, come Umbria, Lazio, Marche e Liguria.
Le sue caratteristiche
Vinificato in purezza il Canaiolo regala un vino di colore generalmente rosso rubino intenso. Al naso risulta essere elegante con sfumature floreali. Al palato si sente la sua mineralità e risulta essere morbido, vellutato e di gran corpo.
Ha un’ottima predisposizione ad essere vinificato in uvaggi, soprattutto con il Sangiovese, motivo per il quale non è raro trovarlo nei disciplinari DOC e DOCG di alcuni importantissimi vini toscani, come ad esempio il Chianti, il Chianti Classico, il Vino Nobile di Montepulciano, il Torgiano Rosso Riserva e nelle DOC del Rosso di Montepulciano e San Gimignano.
Gli abbinamenti migliori
Quando si parla di vini autoctoni gli abbinamenti migliori sono spesso con i piatti della regione originaria e la stessa cosa vale per il Canaiolo Nero.
Proprio a questo proposito, i vini del Canaiolo Nero si sposano alla perfezione soprattutto con la cucina povera, generalmente contadina e con una forte presenza di carne, tipica della Toscana.
Questi vini possono addirittura accompagnare un pasto intero in Toscana, soprattutto primi con sughi carichi a base di carne, come ad esempio pappardelle al ragù di cinghiale, pici all’anatra, paste ripiene e risotto ai funghi porcini, secondi a base di carne rossa o bianca cotte alla brace o al forno con contorni di funghi e tartufi, selvaggina e tutti i tipi di formaggi.