Il settore vinicolo italiano si trova attualmente in una situazione di grande incertezza, mentre si avvicina l’importante appuntamento di Vinitaly, in programma dal 2 al 5 aprile 2024 a Verona. Questo evento rappresenta una vetrina fondamentale per l’industria del vino, ma quest’anno è contrassegnato da una crescente preoccupazione riguardo ai dazi che gli Stati Uniti potrebbero imporre sui prodotti agricoli italiani. Con la data del 2 aprile cerchiata in rosso sul calendario, il clima di attesa è carico di tensione.
Negli ultimi anni, il vino italiano ha dimostrato una resilienza notevole, chiudendo il 2023 con un export record di 8,1 miliardi di euro, un incremento del 5,5% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, le prospettive per il 2024 si presentano più complicate. Le incognite sul futuro sono molteplici: tensioni geopolitiche, cambiamenti nei modelli di consumo alimentati dal ricambio generazionale e un crescente interesse per le scelte alimentari salutistiche stanno influenzando il mercato.
Uno dei fattori più destabilizzanti è rappresentato dalla presidenza di Donald Trump, il cui atteggiamento nei confronti delle politiche commerciali è spesso imprevedibile. Gli analisti prevedono un inizio turbolento, con la possibilità che si verifichino misure drastiche che potrebbero cambiare radicalmente le dinamiche del mercato. Ogni giorno porta con sé la possibilità di notizie che possono influenzare il settore in modo significativo. Ad oggi, non si può escludere che l’impatto di eventuali dazi possa essere devastante per i produttori italiani.
Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato per l’export del vino italiano, con un valore di 1,9 miliardi di euro nel 2024, un aumento del 10,2% rispetto all’anno precedente. Questa crescita è stata in parte alimentata dall’ansia da dazi che ha spinto gli importatori statunitensi a fare scorte. Tuttavia, le fasce di prezzo più vulnerabili sono quelle che potrebbero subire le conseguenze maggiori. I vini italiani di fascia media, caratterizzati da un ottimo rapporto qualità/prezzo, rischiano di essere colpiti in modo significativo.
Secondo le stime di Unione Italiana Vini, l’introduzione di dazi al 25% potrebbe causare un danno diretto al vino italiano di circa 470 milioni di euro, mentre considerando anche gli effetti indiretti, il conto potrebbe salire a quasi 1 miliardo di euro. Gli esperti avvertono che almeno l’80% del vino italiano potrebbe affrontare un futuro incerto.
In particolare, il segmento delle bottiglie “popular” è quello più esposto, con 350 milioni di bottiglie che si collocano in fasce di prezzo accessibili, con un costo franco cantina di 4,18 euro al litro. Una volta aggiunti i costi di trasporto, dazi e ricarichi, il prezzo al dettaglio non supera generalmente i 13 dollari a bottiglia. Questo include una vasta gamma di vini, da Pinot Grigio a Prosecco, da Chianti a Lambrusco, fino ai vini siciliani, tutti rappresentanti dell’ampio paniere del made in Italy.
Frescobaldi propone un “piano di contingenza” articolato su tre livelli per affrontare questa crisi imminente:
In un contesto così complesso e in continua evoluzione, è fondamentale che l’industria vinicola italiana lavori unita per proteggere il proprio patrimonio e la propria reputazione nel mercato globale. Con il rischio di dazi e altre misure commerciali incombenti, la risposta collettiva e strategica sarà cruciale per navigare attraverso le incertezze e garantire un futuro prospero per il vino italiano.
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