Negli ultimi anni, la comunicazione del vino ha assunto una dimensione che va oltre i tecnicismi e le descrizioni sensoriali. Questo tema, frequentemente trattato su WineNews, risuona con crescente urgenza tra professionisti e appassionati del settore. È tempo di riconsiderare il linguaggio del vino, rendendolo più accessibile e inclusivo, e focalizzandoci su ciò che circoscrive il vino stesso: i territori, la storia, la cultura, i valori e la convivialità.
L’approccio attuale tende a presentare il vino come un prodotto da analizzare nei minimi dettagli. Come ha affermato Sandro Camilli, presidente dell’Associazione Italiana Sommelier (AIS), durante l’incontro “Il linguaggio del vino, dalla formazione ai social” svoltosi a Napoli, il vino deve tornare a essere una voce corale. Questa riflessione è particolarmente rilevante in un periodo in cui si registrano un calo dei consumi e un apparente distacco dei giovani nei confronti di questo mondo, un fenomeno che non si osservava da tempo.
Per anni, il settore ha vissuto una crescita costante, ma oggi è necessario un cambiamento di rotta. Camilli ha sottolineato l’importanza di “evitare la deriva dell’autoreferenzialità e investire nell’ascolto degli altri”. Questo richiamo all’umiltà è un valore che Giampaolo Gravina, scomparso recentemente, ha sempre incarnato nel suo approccio al vino, proponendo un linguaggio nuovo e accessibile.
Nicola Perullo, filosofo e esperto sensoriale, ha suggerito che il vino deve essere percepito come un’esperienza che va oltre il semplice assaggio. Il suo motto, “Dall’esperienza del gusto al gusto dell’esperienza”, invita a coinvolgere emotivamente le persone, facendole sentire parte di un tutto più grande. Questa inclusività è fondamentale per attrarre nuove generazioni e appassionarli al mondo del vino.
Inoltre, Tommaso Luongo, presidente di AIS Campania, ha messo in evidenza l’importanza di una comunicazione coerente che stabilisca un legame diretto con il territorio. Ogni vino racconta una storia e riflette le peculiarità del luogo da cui proviene. Questo legame deve essere comunicato in modo chiaro e comprensibile, affinché la cultura del vino possa essere apprezzata anche da chi si avvicina a questo mondo per la prima volta.
La comunicazione del vino è diventata un tema cruciale anche nella sfera digitale. Giulia Sattin, blogger e comunicatrice digitale, ha osservato che c’è una crescente attenzione verso contenuti di qualità, che devono però essere presentati in modo snello e semplice. “È importante far vivere alle persone un’esperienza”, ha affermato, “stimolandole a ritrovarsi tra loro”. Questo approccio è particolarmente rilevante nell’era dei social media, dove l’immediatezza e la chiarezza dei messaggi possono fare la differenza nell’attrarre un pubblico più vasto.
Roberto Cipresso, enologo di fama, ha evidenziato come il vino abbia attraversato diverse fasi, dalla crisi del metanolo alle sfide dell’Intelligenza artificiale e delle fake news. Secondo Cipresso, esistono due categorie di vini:
1. Quelli che soddisfano le aspettative standard.
2. Quelli che emozionano, raccontando una storia e offrendo un’esperienza unica.
“Credo sia prioritario portare l’emotività in questo mondo”, ha sottolineato, “con un linguaggio universale che possa toccare le corde di ciascuno”.
In questo contesto, la didattica del vino gioca un ruolo fondamentale. Cristiano Cini, responsabile della didattica AIS, ha ribadito che la parte più importante del mondo del vino è legata all’esperienzialità. “Certamente i canoni classici sono importanti, ma la didattica moderna deve aprirsi”, ha affermato, invitando a comunicare un modello nuovo e contemporaneo.
La sfida che il mondo del vino si trova ad affrontare è quindi quella di evolversi, trovando un linguaggio che parli a tutti e riesca a coinvolgere anche chi si avvicina per la prima volta a questo affascinante universo. La chiave del successo potrebbe risiedere nel tornare a raccontare il vino come un’esperienza complessiva, ricca di sfumature, storie e legami con la nostra cultura e tradizione. Solo così il vino potrà continuare a mantenere il suo posto privilegiato nel cuore e nella tavola delle persone, rimanendo un simbolo di convivialità e di gioia condivisa.
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