Oggi i vini fortificati stanno vivendo un momento di riscoperta, dopo aver subito un ridimensionamento della loro reputazione rispetto ai fasti del passato. Questi vini, spesso considerati come semplici “vini da meditazione” o da fine pasto, erano un tempo tra i più apprezzati in Europa. Con l’aumento dell’interesse per il patrimonio culturale e gastronomico, cresce la speranza di un ritorno alla ribalta di questi vini, puntando a far riconoscere il loro processo di produzione come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
L’iniziativa è promossa dal Consorzio per la Tutela del Vino Marsala Doc, che ha coinvolto i rappresentanti di Jerez, in Andalusia, e di Samos, in Grecia, per firmare un protocollo d’intesa. Questo accordo si propone di unire le forze per ottenere il riconoscimento UNESCO, estendendo l’invito anche alle regioni vinicole di Madeira e Porto. L’obiettivo principale di questa alleanza è quello di mettere in luce l’importanza storica e culturale dei vini fortificati, promuovendo le tecniche di produzione che li caratterizzano.
Ma come avviene esattamente il processo di produzione di questi vini così speciali? I vini fortificati si ottengono attraverso un metodo che prevede l’aggiunta di alcol durante la fermentazione del mosto. Questo processo consente di:
Le tecniche di produzione variano notevolmente a seconda del tipo di vino. Ad esempio, lo Sherry subisce un invecchiamento unico in botti di legno di diverse dimensioni, permettendo l’ossidazione controllata e lo sviluppo di aromi complessi. In Sicilia, la produzione del Marsala rappresenta un perfetto esempio di tradizione e innovazione, dove le uve come Grillo, Inzolia e Catarratto vengono raccolte a mano e pressate delicatamente. Durante la vinificazione, il vino base viene arricchito con l’aggiunta di mistella, un mosto d’uva non fermentato, e invecchiato in botti di rovere, creando un profilo aromatico distintivo.
Il riconoscimento UNESCO per il processo di produzione dei vini fortificati si inserisce in un’iniziativa più ampia, volta a preservare e valorizzare il patrimonio storico, culturale, economico e gastronomico di queste cinque regioni vinicole, conosciute come la “Sun Belt”. Questa fascia climatica favorevole favorisce la crescita di vitigni di alta qualità e la produzione di vini eccezionali.
L’iniziativa è sostenuta dal Concours Mondial de Bruxelles, un’importante manifestazione dedicata ai vini, che promuove i produttori di vini fortificati. La sessione dedicata ai “Vini Dolci e Fortificati” si terrà in Sicilia, dove esperti del settore si riuniranno per valutare e premiare i migliori vini di questa categoria. Questo evento rappresenta un’opportunità di visibilità per i produttori e le tradizioni vinicole delle varie regioni coinvolte, offrendo una piattaforma per il dialogo e lo scambio di best practices.
Si prevede che il riconoscimento UNESCO possa contribuire a riscoprire la contemporaneità di questo stile di vino, specialmente tra le giovani generazioni. L’attenzione crescente verso i vini naturali e sostenibili offre una nuova vita a prodotti storici che meritano di essere rivalutati. La diversificazione in sottocategorie e stili, dai passiti dolci ai vini secchi fortificati, consente di esplorare una vasta gamma di sapori e aromi, rendendo questi vini adatti a diverse occasioni.
In un’epoca in cui il mondo del vino è sempre più aperto all’innovazione, i vini fortificati rappresentano un legame con il passato che può ancora ispirare i produttori contemporanei. La loro storia ricca di tradizione e la varietà di tecniche di produzione offrono un panorama affascinante per i winelovers e per chi si avvicina a questo mondo per la prima volta.
I vini fortificati, quindi, non sono solo una nicchia di mercato, ma un patrimonio culturale che merita attenzione e valorizzazione. Con l’iniziativa in corso per il riconoscimento UNESCO, c’è speranza che questi vini possano tornare a brillare nel panorama vinicolo internazionale, riportando in auge un’eredità che ha segnato la storia dell’enologia europea.
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