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Il regno unito guida il ritorno al lavoro in presenza dopo il boom dello smart working

Con l’inizio del 2025, il Regno Unito sembra aver intrapreso un percorso che potrebbe segnare una svolta significativa nel mondo del lavoro. Le grandi aziende stanno abbandonando il modello di smart working, adottato durante la pandemia, e stanno spingendo per un ritorno massiccio al lavoro in ufficio. Questa tendenza non si limita solo al Regno Unito; è un fenomeno che si sta espandendo in tutto il continente europeo, con molte società che stanno rivalutando le loro politiche di lavoro da remoto.

La trasformazione delle politiche aziendali

Un esempio emblematico di questa trasformazione è Amazon, che ha recentemente annunciato che tutti i suoi dipendenti a livello globale dovranno tornare a lavorare in ufficio cinque giorni a settimana. Il CEO Andy Jassy ha chiarito che le eccezioni saranno previste solo in circostanze particolari, lasciando intendere che l’azienda intende promuovere un ambiente di lavoro più tradizionale e collaborativo. Altre aziende, come BT, hanno comunicato ai propri 50.000 dipendenti che dovranno lavorare in ufficio almeno tre giorni a settimana, con un monitoraggio delle presenze che ha sollevato interrogativi sulle possibili sanzioni per chi non rispetta le nuove direttive.

Anche PwC, una delle più importanti società di consulenza al mondo, ha adottato misure simili, richiedendo ai suoi 26.000 dipendenti di essere presenti in ufficio per un minimo di tre giorni a settimana. L’azienda ha inoltre stabilito che almeno il 60% del tempo lavorativo dovrà essere dedicato a interazioni dirette con i clienti. Questa tendenza non si limita al settore della tecnologia e della consulenza; anche catene di supermercati come Asda e banche online come Starling stanno imponendo ai loro dipendenti di tornare a lavorare con maggiore regolarità in ufficio.

La crescente pressione per il ritorno in presenza

La crescente pressione per il ritorno al lavoro in presenza segna un cambiamento rispetto ai dati degli ultimi anni. Secondo l’Ufficio nazionale di statistica (ONS), la percentuale di lavoratori britannici che si dedicano esclusivamente a smart working è crollata, mentre il lavoro ibrido, che combina giorni in ufficio con giorni da casa, è diventato la norma per molti. Tuttavia, la questione di quale sia il giusto compromesso rimane aperta, con discussioni accese su quanti giorni alla settimana dovrebbero essere trascorsi in ufficio.

  1. Traffico di pendolari: La City di Londra ha mostrato segni di una ripresa parziale.
  2. Resistenza dei lavoratori: Molti lavoratori sono riluttanti a tornare a tempo pieno, specialmente quelli che vivono lontano dalla capitale.
  3. Dissenso: Alcuni dipendenti hanno scelto di licenziarsi piuttosto che rientrare in ufficio a tempo pieno.

Impatti globali e reazioni

La situazione non è limitata al Regno Unito. Anche in Germania, nomi noti come Deutsche Telekom e Volkswagen hanno intrapreso misure simili, imponendo ai loro dipendenti di tornare in ufficio per un numero minimo di giorni a settimana. Negli Stati Uniti, l’interesse per questa evoluzione del mondo del lavoro è alto, soprattutto con l’arrivo di un nuovo governo. Donald Trump ha annunciato che, se rieletto, richiederà a tutti i funzionari e dipendenti pubblici di tornare a lavorare a tempo pieno. Anche Elon Musk, CEO di Tesla e X, sostiene questa visione, avendo già imposto ai suoi dipendenti di tornare in ufficio nel 2022, sottolineando che la presenza fisica è fondamentale per il successo dell’azienda.

In sintesi, mentre il Regno Unito si posiziona come apripista di questa nuova tendenza al ritorno in presenza, le ripercussioni di tali decisioni si faranno sentire in tutto il mondo del lavoro. La questione del bilanciamento tra lavoro in ufficio e smart working continua a essere un tema dibattuto, con molte aziende che cercano una soluzione che soddisfi sia le esigenze aziendali che quelle dei dipendenti.

Redazione Vinamundi

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