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Il quartino di vino: un tesoro dimenticato in Italia che conquista gli Stati Uniti

Negli ultimi anni, il quartino di vino ha visto una rinascita negli Stati Uniti, dove i ristoranti lo stanno integrando nei loro menù per attrarre una clientela più giovane e desiderosa di esperienze condivisibili. Questo formato, equivalente a un quarto di litro, si sta affermando come una scelta ideale per chi cerca un approccio meno impegnativo rispetto a una bottiglia intera. In un contesto in cui i consumi di vino sono in calo, specialmente tra le nuove generazioni, il quartino può rappresentare un’opportunità per avvicinare i giovani a questa tradizione.

In Italia, la situazione è ben diversa. Sempre meno osterie e trattorie italiane offrono il quartino, relegandolo a un ruolo marginale. Eppure, il quartino ha radici profonde nel nostro paese, risalenti alle osterie romane del ‘600, dove il consumo di vino era parte integrante della vita sociale. I romani di quel tempo disponevano di una varietà di misure per ordinare vino, a seconda delle loro esigenze e disponibilità economica.

La storia del quartino e delle sue misure

La nascita del quartino e delle varie misure di vino non è casuale, ma è legata a specifiche imposizioni normative. Nel 1588, papa Sisto V Peretti emanò una bolla papale per stabilire tassazioni sul vino. Per garantire che i consumatori ricevessero la quantità corretta, il papa incaricò un vetraio ebreo, Meier Maggino, di produrre un recipiente ufficiale. Da questa iniziativa nacque la foglietta, una caraffa di vetro da mezzo litro con una linea a rilievo che indicava il limite da non superare. Questo intervento ha contribuito a definire una tradizione che è diventata parte integrante della cultura gastronomica romana.

Nel periodo tra il ‘500 e il ‘600, il vino veniva spesso spillato in brocche di metallo o terracotta, rendendo difficile per il cliente vedere esattamente quanto vino stesse ricevendo. Questo permetteva agli osti di diluire il vino o di servire meno di quanto ordinato, praticando così una truffa nota come “sfogliettatura”. Le diverse unità di misura riflettevano una società che sapeva adattarsi e divertirsi anche con piccole quantità di vino.

Alcuni esempi di queste misure includono:

  1. Tubbo: corrisponde a due fogliette o un litro di vino.
  2. Quartino: rappresenta 250 ml di vino, ideale per chi desidera assaporare senza impegnarsi in una bottiglia intera.
  3. Chirichetto: contenitore da 200 ml, richiamando l’ampolla usata durante le messe.
  4. Sospiro: misura da 100 ml, spesso richiesta da chi desidera un bicchiere scarso.

Il quartino oggi: un’opzione responsabile

Oggi, il quartino si presenta come una misura perfetta per il consumo responsabile, corrispondente a due bicchieri di vino. Questo formato invita alla condivisione, rendendo più accessibili le degustazioni di vini diversi senza il rischio di esagerare con l’alcol. Negli Stati Uniti, il quartino è diventato un simbolo di un approccio più rilassato e condiviso al vino, incoraggiando la socializzazione e la scoperta di nuove etichette.

I ristoranti americani stanno iniziando a offrire quartini per attrarre i giovani, spesso più inclini a optare per cocktail o birre piuttosto che per il vino. Questa riscoperta ha portato a un rinascimento del quartino, che non solo soddisfa il palato, ma rappresenta anche un’opzione economica e socialmente responsabile.

Riscoprire la tradizione del quartino in Italia

La sfida per l’Italia è ora quella di recuperare la tradizione del quartino, rendendola nuovamente attraente per le generazioni più giovani. Potrebbe essere l’occasione per rivalutare non solo il quartino come misura di vino, ma anche l’intero patrimonio gastronomico e culturale che esso rappresenta. La storia e l’identità di un paese sono spesso racchiuse nei suoi usi e costumi, e il quartino di vino è senza dubbio un simbolo di convivialità che merita di essere riscoperto e celebrato.

Redazione Vinamundi

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