Il mondo del vino italiano sta vivendo un periodo di grande cambiamento e innovazione, e il Pinot Grigio emerge come protagonista di questo processo. La Denominazione di Origine Controllata (Doc) delle Venezie, la seconda più grande d’Italia, è al centro di proposte significative per adattarsi alle nuove sfide climatiche e di mercato. Queste proposte, presentate al Comitato nazionale vini del Ministero dell’Agricoltura, mirano a trasformare il futuro della produzione vinicola in questa regione.
Una delle richieste più audaci riguarda l’introduzione di varietà di viti resistenti alle malattie e alle avversità climatiche. Attualmente, tali vitigni non possono essere utilizzati in Italia per le produzioni a denominazione d’origine, nonostante siano già consentiti in altri paesi europei, come la Francia. L’adozione di queste varietà potrebbe ridurre drasticamente l’uso di trattamenti chimici in vigna, rispondendo così a un bisogno crescente di sostenibilità e attenzione alla salute ambientale.
Il Consorzio di tutela del Pinot Grigio delle Venezie, guidato da Albino Armani, ha sottolineato l’importanza di modificare le regole attuali che limitano l’uso di vitigni resistenti nelle Doc italiane. Attualmente, le varietà resistenti sono utilizzabili solo per vini da tavola o varietali, limitando le opzioni per i produttori. In Francia, le varietà resistenti sono già integrate con successo nelle Appellations d’Origine Contrôlée (Aoc), comprese le famose denominazioni dello Champagne.
Ecco alcuni esempi di varietà resistenti già utilizzate in altri paesi:
Queste varietà offrono resistenza a malattie fungine senza compromettere la qualità del vino. Armani ha dichiarato: “Al momento non esiste un Pinot Grigio resistente, ma stiamo lavorando per permettere l’utilizzo di un massimo del 15% di vitigni a bacca bianca differenti dal Pinot Grigio, come lo Chardonnay e il Friulano, che già hanno varietà resistenti.”
Un altro aspetto cruciale della proposta è la riduzione della gradazione alcolica minima da 11 a 9 gradi. Questa modifica è in linea con le tendenze di mercato, dove cresce la domanda di vini a bassa gradazione alcolica. Stefano Sequino, direttore del Consorzio, ha affermato: “Non stiamo cercando di utilizzare tecniche di dealcolazione. Vogliamo produrre un vino naturalmente a bassa gradazione, partendo dalla gestione del vigneto e evitando l’arricchimento.”
Questa iniziativa non solo risponde alle esigenze dei consumatori attenti alla salute, ma rappresenta anche un passo importante verso una viticoltura più sostenibile. Il Consorzio sta già collaborando con diversi attori della ricerca scientifica per sviluppare vini che soddisfino questi nuovi standard.
In un contesto così complesso, il Consorzio ha proposto l’istituzione di un tavolo di coordinamento sul Pinot Grigio, vista la grandezza e la varietà dell’area di produzione. Con circa 230 milioni di bottiglie prodotte, che corrispondono all’85% del Pinot Grigio italiano e al 47% di quello mondiale, il Triveneto si estende su 27.000 ettari, comprendendo Veneto, Friuli Venezia Giulia e la Provincia Autonoma di Trento. Qui operano 21 diverse Doc e altrettanti Consorzi di tutela, rendendo fondamentale una strategia coordinata per affrontare le sfide future.
Le decisioni riguardanti la piantumazione di nuovi vigneti, la riduzione delle rese e l’adeguamento del grado alcolico influenzano tutti i produttori della zona. “Qualsiasi fuga in avanti potrebbe danneggiare l’intero sistema, e non possiamo permettercelo,” ha concluso Armani. La creazione di un tavolo di coordinamento potrebbe facilitare un approccio unitario, preservando la qualità del Pinot Grigio e la sua reputazione a livello globale.
L’introduzione di varietà resistenti e la riduzione della gradazione alcolica non sono solo scelte strategiche per il mercato, ma hanno anche un impatto significativo sull’ambiente. Se, ad esempio, il 10% dei vigneti nella regione venisse coltivato con varietà resistenti, si potrebbero ridurre notevolmente i trattamenti chimici, contribuendo così alla salvaguardia del suolo e delle risorse idriche. Questi cambiamenti sono in linea con gli obiettivi dell’Unione Europea per una viticoltura più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.
In questo contesto di trasformazione, il Pinot Grigio non solo si propone come un vino di alta qualità, ma ambisce a diventare un simbolo di innovazione e sostenibilità nel panorama vitivinicolo italiano. La sua capacità di adattarsi ai cambiamenti del mercato e alle nuove esigenze dei consumatori potrebbe rappresentare un modello da seguire per altre denominazioni e vitigni in Italia e nel mondo.
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