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Il mondo del vino in cerca di una rivoluzione normativa per i no e low alcol

Negli ultimi anni, il mercato dei vini no e low alcol ha conosciuto una crescita esponenziale, trasformandosi da una piccola nicchia a un settore sempre più rilevante, con un valore attuale di circa 2,4 miliardi di dollari a livello globale, destinato a raggiungere i 3,3 miliardi entro il 2028. Questo trend è alimentato da significativi mutamenti nei consumi, con i consumatori sempre più interessati a opzioni a basso contenuto alcolico per motivi di salute e uno stile di vita più sostenibile. Tuttavia, affinché questo settore possa prosperare ulteriormente, è necessaria una svolta normativa che supporti la produzione e la commercializzazione di questi vini.

Il dibattito a Vinitaly 2025

Recentemente, il tema dei vini no e low alcol è stato al centro di un acceso dibattito durante l’evento Vinitaly 2025 a Verona, intitolato “Tecnologia 0.0: produzione e innovazione a confronto”. Questo incontro, organizzato dall’Unione Italiana Vini (Uiv) in collaborazione con Veronafiere, ha visto la partecipazione di produttori, esperti del settore e fornitori di tecnologie per la dealcolazione. La folta presenza di pubblico ha dimostrato quanto questo argomento susciti interesse e preoccupazione nel settore vitivinicolo.

Uno dei principali ostacoli alla crescita di questo mercato in Italia è rappresentato dalla legislazione vigente, che rende difficile la produzione di vini dealcolati nel paese. Paolo Castelletti, segretario generale di Uiv, ha sottolineato la necessità di una “norma ponte” per facilitare il processo di produzione, in attesa che le normative definitive vengano stabilite. Le incertezze normative riguardanti le accise sui vini no e low alcol stanno frenando gli investimenti e aumentando i costi per le cantine italiane, costrette a rivolgersi all’estero per la produzione.

Il ruolo della tecnologia nella produzione

La tecnologia gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo di vini no e low alcol. Massimo Pivetta, sales director di Omnia Technologies, ha spiegato come le tecniche di dealcolizzazione siano in continua evoluzione, con l’obiettivo di preservare le caratteristiche organolettiche del vino. L’utilizzo di membrane avanzate consente di separare componenti nobili come tannini e polifenoli dall’alcol e dall’acqua, mantenendo così la qualità del prodotto finale. Tuttavia, i produttori sono in attesa di chiarimenti normativi che possano guidarli nel processo.

Albano Vason, direttore generale di VasonGroup, ha evidenziato la complessità della produzione di vini dealcolati, sottolineando che il processo di rimozione dell’alcol è molto più difficile rispetto alla produzione di vini alcolici. I vini dealcolati, infatti, richiederanno anche una data di scadenza, un aspetto nuovo per il settore. Nonostante le difficoltà, Vason ha riportato un crescente interesse per questa tecnologia, con progressi significativi in paesi come Spagna e Argentina.

Opportunità e sfide nel mercato

Fedele Angelillo, CEO di Mack & Schühle Italia, ha messo in evidenza le sfide e le opportunità nel mercato dei vini no e low alcol, sottolineando l’importanza di lavorare sulla qualità e di ridurre il contenuto di zuccheri per migliorare l’aromaticità dei prodotti. La confusione nel mercato, ha avvertito, può portare a una competizione a perdere con le multinazionali, rendendo cruciale il lavoro sulle singole etichette e sulla loro riconoscibilità.

Claudio Galosi del Gruppo Argea ha assegnato un ruolo centrale alla qualità nella produzione di vini no e low alcol, e ha sottolineato che il grosso del lavoro deve partire dai vigneti. La mancanza di chiarezza normativa e i costi elevati per l’acquisto di impianti sono problemi che devono essere affrontati per consentire una crescita sostenibile del settore.

Pierluigi Guarise, CEO di Collis Wine Group, ha manifestato preoccupazione per la potenziale confusione tra vino e bevande analcoliche, esprimendo l’importanza di proteggere il vino dealcolato per garantire il futuro del business. Anche Alessio Del Savio di Mionetto ha parlato della necessità di avvicinarsi sempre di più alla qualità del Prosecco, con l’obiettivo di avviare la produzione in Italia.

Il dibattito attorno ai vini no e low alcol è solo all’inizio, ma le prospettive sono promettenti. Il settore è in fermento, e la richiesta di prodotti innovativi cresce, richiedendo un impegno collettivo per garantire che tecnologia e normativa possano camminare di pari passo, favorendo l’emergere di un mercato nuovo e dinamico.

Redazione Vinamundi

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