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Il futuro dell’Oltrepò: il Metodo Classico Classese e il sostegno ai piccoli produttori

L’Oltrepò Pavese, una delle regioni vinicole più prestigiose d’Italia, si trova oggi a un crocevia cruciale per il suo futuro. Recentemente, l’assemblea del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese ha approvato importanti riforme, promettendo di dare nuova vita a questo territorio, noto per la sua tradizione vitivinicola e in particolare per il Pinot Nero. Alla guida di queste trasformazioni c’è Francesca Seralvo, presidente del Consorzio e produttrice con Tenuta Mazzolino, che ha descritto la giornata come un evento che “rimarrà scritto nei libri di storia del territorio”.

Riforme storiche e nuove prospettive

Due importanti novità sono state introdotte: un nuovo statuto e un nuovo disciplinare per la Docg. Queste modifiche, approvate con ampie maggioranze, sono state definite “epocali”. Il nuovo statuto mira a riequilibrare la rappresentanza consortile, dando maggiore voce ai piccoli produttori, che storicamente hanno avuto una minoranza di peso nelle decisioni. Con l’assegnazione di un numero minimo di voti per ogni socio, indipendentemente dalla dimensione della loro produzione, si cerca di garantire una maggiore equità e rappresentatività.

Il nuovo disciplinare ha introdotto il nome “Classese”, identificando chiaramente il Metodo Classico dell’Oltrepò Pavese. Questo nome non solo rende omaggio alla tradizione, ma aiuta anche a differenziare il Metodo Classico dell’Oltrepò dalle altre denominazioni vinicole, creando un marchio distintivo nel mercato nazionale e internazionale.

Il valore dei piccoli produttori

Il cambiamento più significativo riguarda, senza dubbio, la rappresentanza dei piccoli produttori. Il nuovo statuto stabilisce che ciascun socio avrà un minimo di 10 voti, il che significa che il peso dei piccoli produttori sarà decuplicato. Questo è un passo fondamentale per garantire che le loro esigenze e preoccupazioni siano ascoltate e che possano partecipare attivamente alla vita del Consorzio. La centralità della filiera, un altro concetto chiave del nuovo corso, prevede premi per le aziende che svolgono tutte le fasi della produzione, conferendo loro un peso maggiore nelle decisioni consortili.

Cristian Calatroni, vicepresidente del Consorzio e guida dell’azienda omonima, ha sottolineato come queste modifiche siano necessarie per superare le disparità storiche nel settore vitivinicolo dell’Oltrepò, contribuendo così alla rinascita della viticoltura in questa zona.

La qualità come priorità

Il nuovo disciplinare per il Metodo Classico non si limita a cambiare il nome, ma introduce anche regole più severe e parametri qualitativi più stringenti. Queste norme, come la raccolta manuale delle uve e l’adeguamento dei parametri di acidità e affinamento, sono destinate a garantire un livello di eccellenza nei prodotti che saranno commercializzati sotto la denominazione “Classese”. Massimo Barbieri, vicepresidente del Consorzio e presidente di Torrevilla, ha affermato che queste regole rappresentano una garanzia per i consumatori e un segnale chiaro di qualità.

Inoltre, per la prima volta, sono state introdotte le Menzioni Geografiche Aggiuntive (Mga), che conferiranno maggiore visibilità alle aree vitivinicole più vocate. Questo non solo aiuterà a promuovere meglio i vini dell’Oltrepò, ma fornirà anche un quadro di riferimento più chiaro per i consumatori.

Un passaggio verso un futuro sostenibile

Il percorso intrapreso dal Consorzio è complesso, ma i risultati sono già tangibili. Umberto Callegari, Ceo di Terre d’Oltrepò, ha evidenziato l’importanza di costruire una coesione tra i produttori e di lavorare insieme per il bene del territorio. La sfida principale rimane quella di superare le divisioni storiche e trovare un comune denominatore che possa guidare il rilancio dell’Oltrepò.

Questa regione, che è un crocevia di culture e tradizioni vinicole, è caratterizzata da un paesaggio collinare unico e da una biodiversità eccezionale. Con 13.000 ettari di vigneti e una produzione annuale di circa 75 milioni di bottiglie, l’Oltrepò Pavese è una delle aree più fertili per la viticoltura in Italia. La varietà di vitigni, che include non solo il Pinot Nero, ma anche la Barbera, la Croatina e il Riesling, contribuisce a un panorama vinicolo ricco e diversificato.

Con il nome “Classese” e una chiara strategia di rappresentanza, l’Oltrepò Pavese si prepara a scrivere un nuovo capitolo della sua storia vitivinicola. L’attenzione alla qualità, la valorizzazione dei piccoli produttori e l’unicità del Metodo Classico sono i pilastri su cui si basa questa rinascita, dimostrando che la tradizione e l’innovazione possono coesistere e prosperare insieme.

Redazione Vinamundi

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