Michele Zanardo, presidente del nuovo Comitato Vini del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf), si trova a fronteggiare importanti sfide per il settore vinicolo italiano. Con un’esperienza consolidata, avendo già guidato l’organo ministeriale dal 2018 al 2021, Zanardo è tornato al timone in un momento cruciale, mentre il Comitato deve gestire un numero significativo di pratiche arretrate relative ai disciplinari delle Denominazioni di Origine Protetta (DOP) e Indicazioni Geografiche Protette (IGP). Queste pratiche, che si contano a decine, hanno generato frustrazione tra i Consorzi di tutela, desiderosi di vedere riconosciuti e valorizzati i loro prodotti.
Il nuovo triennio, che si estenderà dal 2025 al 2027, si preannuncia ricco di impegni e responsabilità. Zanardo è consapevole della necessità di un cambio di passo, soprattutto considerando che il settore vitivinicolo deve adattarsi a nuove tendenze di consumo e a un mercato in continua evoluzione. Tra le sfide contemporanee ci sono i vini dealcolati e i vitigni Piwi (vitigni resistenti alle malattie fungine), di cui si discute da tempo, ma che per il momento devono attendere.
Zanardo sottolinea che il Comitato Vini avrà ora funzioni allargate, con un focus particolare sul supporto strategico alle politiche commerciali del vino Made in Italy. “L’obiettivo è fare presto,” afferma il presidente, evidenziando che non si può perdere tempo a causa della burocrazia. La pandemia ha già causato un rallentamento significativo, e ora si tratta di recuperare il tempo perduto.
Ma quali sono le ragioni di questo accumulo di pratiche? Zanardo spiega che il ritardo è frutto di una combinazione di fattori:
Riguardo ai vini dealcolati, Zanardo si mostra cauto. Pur riconoscendo che esistono opportunità legate a questa nuova categoria di prodotti, sottolinea l’importanza di mantenere la tradizione e l’integrità delle DOP e IGP. “Non possiamo parlare di vini dealcolati o parzialmente dealcolati fino a quando non avremo dati concreti sulla loro qualità,” puntualizza. Questo approccio, che privilegia la sperimentazione e l’analisi scientifica, è fondamentale per garantire che le caratteristiche dei vini non vengano compromesse.
Un altro tema di attualità è l’interesse crescente per i vitigni resistenti, noti come Piwi. Attualmente, in Italia, solo circa 900 ettari su 680.000 sono coltivati con varietà resistenti, il che rende il dibattito sull’introduzione di questi vitigni nelle DOP prematuro. Zanardo condivide l’idea che prima di considerare un’inclusione definitiva, sia necessario osservare i risultati delle sperimentazioni in corso. “Se vogliamo parlare di sostenibilità, dobbiamo assicurarci che le scelte siano davvero in linea con i principi di tradizione e qualità.”
Zanardo affronta anche le recenti critiche mosse ai vini italiani, in particolare al Passito di Pantelleria, da parte della trasmissione “Report” di Rai Tre. In risposta alle affermazioni che definiscono gli enologi “piccoli chimici”, il presidente del Comitato Vini esprime il suo disappunto per le imprecisioni e le posizioni ideologiche emerse nel programma. “La nostra categoria ha sempre lavorato con impegno per la crescita del settore,” sostiene, sottolineando che tali critiche possono influenzare più gli addetti ai lavori che il pubblico generale.
In sintesi, Michele Zanardo si propone di affrontare le sfide del settore vinicolo con pragmatismo e attenzione, consapevole che il futuro del vino Made in Italy dovrà essere costruito su solide basi di tradizione, qualità e innovazione.
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