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Il caso del vino Sinner: una violazione che scuote il Consorzio del Primitivo di Manduria

La recente vicenda che ha coinvolto il campione di tennis altoatesino Jannik Sinner e le 73 bottiglie di vino Rosso Jannik, spedite in regalo dall’amministrazione comunale di Sesto Pusteria, ha sollevato un dibattito significativo nel mondo del vino, in particolare riguardo alla tutela della denominazione Primitivo di Manduria. Novella Pastorelli, presidente del Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria, ha chiarito in modo inequivocabile che un “vero Primitivo di Manduria” non può esistere senza il contrassegno di Stato, un elemento fondamentale per garantire l’autenticità e la tracciabilità del prodotto.

La questione del contrassegno di Stato

La situazione si complica ulteriormente poiché il vino in questione è stato etichettato come Doc Primitivo di Manduria, ma privo della fascetta di Stato obbligatoria. Questo contrassegno non solo è richiesto dalla normativa vigente, ma è anche un requisito essenziale per garantire che il vino rispetti gli standard di qualità e origine. La fascetta deve essere applicata prima dell’uscita delle bottiglie dalla catena di imbottigliamento e non può essere aggiunta successivamente. Pertanto, il Rosso Jannik, non avendo rispettato queste indicazioni, non può essere considerato un vino a denominazione d’origine controllata.

L’intervento del Consorzio di tutela

Il Consorzio di tutela ha immediatamente segnalato la violazione agli organismi di controllo competenti, come l’Icqrf (Ispettorato Centrale della Qualità e Repressione Frodi) e i Carabinieri Forestali. L’ente di tutela, che opera in regime di erga omnes, non ha mai esitato a intervenire quando si verificano irregolarità o usi fraudolenti della denominazione. La presidente Pastorelli ha spiegato che il Consorzio effettua mediamente circa dieci segnalazioni al mese, e che ogni qualvolta emerge un caso di irregolarità, viene avviata un’azione di monitoraggio per garantire che venga rispettata la legge.

La protezione del marchio Primitivo di Manduria

La notorietà di Jannik Sinner ha amplificato l’attenzione mediatica su questo episodio, che altrimenti sarebbe potuto passare inosservato. Tuttavia, la preoccupazione del Consorzio va oltre la semplice visibilità; si tratta di proteggere un marchio di eccellenza come il Primitivo di Manduria, che ha conquistato una reputazione internazionale per la sua qualità. È importante sottolineare che nessuna bottiglia è stata sequestrata fino ad ora, ma gli accertamenti in Trentino-Alto Adige sono in corso e l’inchiesta è ancora in fase di svolgimento.

In sintesi, il caso del vino Sinner non è solo una questione di etichettatura, ma solleva interrogativi più ampi sulla protezione delle denominazioni d’origine e sulla lotta contro le frodi. La reazione del Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria dimostra l’impegno verso la salvaguardia di un patrimonio vitivinicolo che è parte integrante della cultura e dell’economia italiana.

Redazione Vinamundi

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