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Il 2025 del vino in Italia inizia con un record storico per Finarte

Il settore delle aste del vino in Italia ha iniziato il 2025 con una ripresa sorprendente, superando le aspettative e segnando un chiaro cambiamento rispetto all’anno precedente. Finarte, una delle case d’asta più prestigiose del Paese, ha ottenuto un bilancio straordinario per il suo dipartimento Vini e Distillati, con un incasso complessivo superiore ai 500.000 euro. Questo risultato è stato raggiunto grazie a due aste che hanno catturato l’attenzione di collezionisti e appassionati: “Timeless Treasures – Due secoli di vini leggendari”, con oltre 200 lotti, e la più compatta “Old but good”, composta da 70 lotti principalmente di Barolo e Barbaresco di annate storiche come il 1961 e il 1964.

Un aspetto interessante delle aste di gennaio è che si sono svolte durante il “Dry January”, un mese in cui molte persone scelgono di astenersi dal consumo di alcol. Nonostante ciò, le vendite sono state eccezionali, con aggiudicazioni di bottiglie di Borgogna e Château d’Yquem a prezzi che non si vedevano da tempo. Questo successo è un segnale positivo per il mercato del vino, che ha recentemente affrontato sfide significative a causa di condizioni economiche instabili.

I lotti più ambiti

Il top lot di questa edizione è stato senza dubbio una rarissima Magnum di Screaming Eagle 1992, partita da una base di 20.000 euro e aggiudicata per ben 43.200 euro, incluse IVA e diritti. Questo risultato sottolinea il crescente interesse per i vini di alta gamma e la disponibilità dei collezionisti a investire cifre considerevoli per bottiglie eccezionali. Sul podio dei lotti più ambiti si trovano:

  1. Magnum di Romanée-Conti 1999: venduta a 37.440 euro.
  2. Magnum di Romanée-Conti 1971: aggiudicata a 34.560 euro.
  3. Magnum di Château d’Yquem 1947: venduta a 17.080 euro.

Vini italiani di valore

Significativi rialzi sono stati registrati anche per alcuni vini italiani di grande valore. Ecco alcuni esempi:

  • Latour 1961: venduto a 3.168 euro, oltre tre volte e mezzo la base d’asta.
  • Richebourg 1966 di Jayer: raggiunto 12.960 euro, superando di oltre tre volte il prezzo di partenza.
  • Musigny 1955 di Faiveley: aggiudicato a 1.872 euro, tre volte la base.
  • Sassicaia 1985: venduto a 2.736 euro, con un incremento del 171%.
  • Biondi-Santi 1955: visto una crescita del 156%, con un prezzo finale di 1.872 euro.

Guido Groppo, a capo del dipartimento Vini e Distillati di Finarte, ha commentato questi risultati, evidenziando che il 2024 era stato un anno difficile per il settore. Tuttavia, l’asta di gennaio ha rappresentato un’eccezione, con un numero limitato di lotti di altissimo livello.

Prospettive future

La scelta di organizzare un’asta a gennaio, quando il calendario internazionale delle aste è meno affollato, potrebbe rivelarsi una strategia vincente per Finarte. Groppo ha espresso la sua sorpresa per la qualità della risposta del mercato e ha confermato che la casa d’aste è già al lavoro per la prossima asta, prevista per il 18 e 19 marzo. Questo evento promette di essere altrettanto entusiasmante, con la raccolta di vini e distillati di alta qualità già in corso.

In un contesto di crescente interesse per il vino tra i collezionisti, l’asta di gennaio di Finarte rappresenta un chiaro indicativo della vitalità del mercato italiano del vino. Le bottiglie di pregio, in particolare quelle provenienti da annate storiche e da produttori rinomati, continuano a suscitare l’interesse degli investitori. Con l’avvicinarsi delle prossime aste, sarà interessante osservare come il mercato si comporterà e quali nuove tendenze emergeranno.

Redazione Vinamundi

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