Negli ultimi anni, la diversificazione è diventata cruciale per l’export vitivinicolo italiano. Tuttavia, le aziende vitivinicole si trovano ad affrontare una situazione critica a causa dei dazi del 20% annunciati dall’amministrazione Trump. Secondo l’Unione Italiana Vini (Uiv), circa 363 milioni di bottiglie italiane rischiano di essere colpite da queste misure, rappresentando il 75% delle 481 milioni di bottiglie esportate nel 2022 verso gli Stati Uniti. Queste bottiglie appartengono a denominazioni con un’esposizione superiore al 20% sul totale delle spedizioni.
Vini italiani a rischio
Tra i vini che rischiano di più ci sono alcuni dei più noti e apprezzati a livello internazionale. Ecco una lista dei principali:
- Moscato d’Asti: con una quota di esportazione verso gli USA che raggiunge il 60%.
- Pinot Grigio: con un’esposizione del 48%.
- Chianti Classico: che registra un 46%.
- Rossi toscani Dop: con una quota del 35%.
- Brunello di Montalcino: con il 31%.
- Denominazioni piemontesi: anch’esse con un’esposizione del 31%.
- Prosecco: simbolo dell’aperitivo italiano, colpito con una quota del 27%.
- Lambrusco: che si attesta al 21%.
In totale, questi vini in “zona rossa” rappresentano un valore economico di oltre 1,3 miliardi di euro.
La vulnerabilità dell’Italia
L’Italia, rispetto ad altri concorrenti europei, si trova in una posizione vulnerabile. Come evidenziato dal segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti, l’esposizione italiana sul mercato statunitense è pari al 24% del valore totale dell’export, rispetto al 20% della Francia e all’11% della Spagna. Questo mette in evidenza come le aziende vitivinicole italiane siano più esposte ai danni economici causati dai dazi.
Le reazioni da parte dei consorzi vinicoli sono chiare e forti. Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, ha espresso preoccupazione per le conseguenze che i dazi avranno non solo sul mercato del vino, ma anche sull’enoturismo, un settore vitale per molte economie locali. Ha fatto un appello alle istituzioni affinché lavorino per evitare una penalizzazione che colpirebbe duramente tutte le aziende coinvolte.
Nuove strategie commerciali
In risposta alla crisi, i produttori italiani stanno iniziando a esplorare nuove rotte commerciali. Andrea Rossi, presidente del Consorzio del Nobile di Montepulciano, ha sottolineato l’importanza di instaurare un dialogo costruttivo con le controparti americane per tutelare il settore. Ha anche evidenziato la necessità di accelerare la ratifica dell’accordo di libero scambio con il Mercosur e di semplificare l’accesso ai fondi OCM, spesso ostacolati da una burocrazia pesante.
Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti, ha messo in evidenza l’urgenza di trovare nuovi mercati per il vino italiano. Ha suggerito che il Sud America, attraverso l’accordo con il Mercosur, rappresenta un’opportunità significativa. Inoltre, ha sottolineato l’importanza di investire in mercati emergenti come l’Asia, l’Africa e l’India, per diversificare le esportazioni e ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti.
La situazione attuale è complessa e richiede una strategia ben pianificata da parte delle aziende vitivinicole italiane. La resilienza e l’adattamento sono fondamentali per affrontare le sfide poste dai dazi e garantire la continuazione della tradizione vitivinicola italiana nel mercato globale.