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I vini italiani brillano nelle fasce Popular e Premium, ma faticano nel segmento Luxury

L’Italia si conferma un vero e proprio gigante del vino a livello mondiale, come evidenziato dal recente report dell’Osservatorio del Vino Uiv-Vinitaly, presentato durante l’inaugurazione di Vinitaly 2025. Questo studio, basato su dati IWSR, mette in luce la posizione del nostro Paese nel panorama globale dei consumi vinicoli. Mentre l’Italia eccelle nelle vendite di vini nelle fasce Popular e Premium, sorprendentemente, la sua presenza nel segmento Luxury risulta debole.

Il valore del vino italiano nel mercato globale

Secondo il report, il valore totale dei vini italiani nel mercato globale raggiunge la cifra di 29,9 miliardi di dollari. Tuttavia, solo il 2% di questo valore proviene dalla fascia alta, a confronto con la Francia e gli Stati Uniti, che si attestano rispettivamente al 42% e al 30%. Quando si esaminano i segmenti Deluxe e Luxury, l’Italia conquista solo il 9% del valore, ben lontano dal 47% dei vini francesi e dal 29% di quelli statunitensi. Questo squilibrio evidenzia l’urgenza di rivedere le strategie di posizionamento dei vini italiani.

Successi nei segmenti Popular e Premium

La situazione cambia drasticamente nel segmento Popular, dove l’Italia detiene una quota impressionante del 23%, corrispondente a 15,9 miliardi di dollari. Anche nel segmento Premium, che include vini tra i 15 e i 25 dollari, l’Italia si afferma con una quota del 30%, per un valore pari a 11,2 miliardi di dollari. È interessante notare che, nonostante l’etichetta Premium, molti di questi vini sono venduti a prezzi compresi tra i 5 e gli 8 dollari. Un chiaro esempio è il Prosecco, che ha conquistato il mercato statunitense pur collocandosi nel segmento di prezzo più accessibile.

Rischi per il futuro del segmento Premium

Tuttavia, il futuro del segmento Premium potrebbe essere a rischio. Carlo Flamini, responsabile dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, sottolinea che la ricerca di un posizionamento più elevato per i vini italiani non è solo una questione di prestigio, ma una necessità strategica. L’inflazione e l’aumento dei costi di produzione hanno spinto i vini della fascia Popular verso il basso, generando una competizione interna che potrebbe saturare ulteriormente il segmento. Le proiezioni indicano che, entro il 2028, il prezzo medio dei vini Premium italiani rimarrà stazionario, mentre i vini Low-Popular potrebbero vedere una crescita dell’1% annuo, rendendo il segmento Premium uno dei più vulnerabili.

Strategia per il futuro del vino italiano

Per affrontare queste sfide, l’Osservatorio suggerisce che l’Italia deve concentrarsi sulla qualità e sul posizionamento strategico dei suoi vini Premium. È fondamentale che il nostro Paese lavori costantemente per elevare la sua produzione vinicola, mirando a entrare nei segmenti Ultra Premium e Luxury, che rappresentano le uniche categorie previste in crescita netta nei prossimi anni, con un incremento stimato del 2% annuo in volume e valore.

Vinitaly 2025 si apre con una riflessione cruciale: l’industria vinicola italiana deve puntare più in alto. Se da un lato l’Italia è innegabilmente un leader globale per quantità e accessibilità, dall’altro deve impegnarsi in strategie di marketing, investimenti e promozione per scalare la piramide del valore. Questo approccio non solo permetterebbe di conquistare il cuore e il portafoglio dei consumatori di fascia alta, ma garantirebbe anche una crescita sostenibile per la filiera vitivinicola italiana nel lungo periodo.

In un mercato sempre più competitivo e in continua evoluzione, l’Italia deve trovare il giusto equilibrio tra tradizione e innovazione, tra accessibilità e prestigio. Solo così potrà aspirare a un ruolo di primo piano anche nel segmento Luxury, dove la reputazione e la qualità sono determinanti per il successo.

Redazione Vinamundi

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