I vigneti in Veneto si adattano al cambiamento climatico: ecco come

Dalla Valpolicella ai Colli Euganei, la vendemmia cerca di adattarsi alle sfide del cambiamento climatico con innovazioni: ecco quali

La Glera sta mostrando una sorprendente capacità di adattamento e resistenza al caldo. A Verona, le uve rosse storiche delle colline della Valpolicella crescono meglio sotto un fitto tetto di foglie. Sui Colli Euganei, si stanno valutando invasi in quota per garantire l’irrigazione durante i periodi di siccità. La viticoltura, nell’era del cambiamento climatico, affronta sfide inedite. L’occasione per analizzare questo fenomeno è il cinquantesimo focus di Regione e Veneto Agricoltura sulle previsioni della vendemmia.

«È un’annata caratterizzata da frequenti precipitazioni e da difficoltà legate allo sviluppo di malattie fungine», spiegano i tecnici di Veneto Agricoltura. La qualità delle uve è buona, ma non eccezionale, con quantitativi produttivi stabili o in leggero aumento di qualche punto percentuale.

I vigneti in Veneto si adattano al cambiamento climatico: ecco come

Per l’avvio della vendemmia c’è un anticipo generale di circa 3-5 giorni: è già iniziata per le uve Pinot e Chardonnay per base spumante. Per la Glera, la raccolta inizierà il 10 settembre, con un anticipo di una settimana rispetto alle previsioni, mentre per il Merlot la vendemmia comincerà il 12, per la Corvina il 18, e per la Garganega il 25.

L’esercito dei vendemmiatori, che conta circa cinquemila persone solo nell’area del Prosecco, è già in movimento. La stima finale di Veneto Agricoltura suggerisce che, considerando l’entrata in produzione di nuove superfici vitate, la produzione complessiva di uva raccolta in Veneto dovrebbe attestarsi tra 13,3 e 14,2 milioni di quintali, con una variazione compresa tra -2% e +4% rispetto al 2023.

I vigneti in Veneto si adattano al cambiamento climatico: ecco come
I vigneti in Veneto si adattano al cambiamento climatico: ecco come | unsplash @danmeyers – vinamundi.it

 

Nella provincia di Treviso, si prevede un incremento della produzione di Glera (+20%) grazie all’entrata in produzione di nuovi impianti giovani, mentre si attende una riduzione dei quantitativi dei vitigni a bacca rossa (0/-5%). La Docg di Conegliano e Valdobbiadene prevede una resa “in linea col disciplinare”, con una produzione di poco più di un milione di quintali.

Nel Vicentino, la produzione attesa è leggermente inferiore rispetto allo scorso anno (quando fu di 105 mila tonnellate), anche a causa delle grandinate del 24 luglio. Nel Veronese, gli sbalzi termici di fine aprile hanno compromesso la produzione in molti vigneti di fondovalle e in diversi areali di pianura. Le piogge primaverili e le problematiche fitosanitarie hanno inciso negativamente sulle varietà di uve a bacca bianca, per le quali si prevedono cali produttivi nell’ordine del -10%/20%.

Ricordiamo che la superficie delle viti in produzione nel Veneto nel 2023 era di 93.100 ettari, con una produzione totale di uva raccolta pari a circa 13,7 milioni di quintali. Una quota del 75% del totale del vino prodotto (8 milioni di ettolitri) è rappresentata da vini Doc e un altro 21,3% da vini Igt. Nel complesso, il valore economico del comparto vitivinicolo veneto lo scorso anno è stato di 1,26 miliardi di euro.

I numeri sono destinati a cambiare a causa degli inevitabili cambiamenti climatici, che influenzeranno i prezzi delle uve e potrebbero generare tensioni, come già si osserva nel mondo del Prosecco. Ieri, infatti, la commissione prezzi della Camera di Commercio di Treviso ha comunicato il costo dell’uva, che continua a calare: la fascetta della Doc Prosecco varia tra 1,07 e 1,13 euro al chilo. La Docg di Conegliano e Valdobbiadene si attesta attorno a 1,45-1,55 euro al chilo, mentre quella di Asolo si posiziona tra 1,3 e 1,4 euro. Questi valori stanno generando uno scontro tra viticoltori e spumantizzatori.

Tuttavia, l’aumento delle temperature nel medio periodo non dovrebbe preoccupare eccessivamente la Glera. Diego Tomasi, direttore del Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, spiega: «Cinquant’anni fa i nostri vigneti sarebbero morti con questo caldo. Si sono però verificati dei cambiamenti epigenetici, che permettono all’uva di tollerare il cambiamento. Nel 2005, con queste temperature, la crescita si fermava, ora prosegue. Dovremo lavorare anche sulla selezione genetica».

In Valpolicella, il tema del riscaldamento globale è oggetto di discussione da almeno una decina d’anni. La soglia dei 33-34 gradi è considerata pericolosa perché l’uva perde vigore. “Per questo motivo, ormai il 75% dei nostri vigneti è piantato a pergola,” rivela Christian Marchesini, presidente del Consorzio Tutela Vini Valpolicella. “L’ombra aiuta gli acini. Stiamo anche lavorando sui fruttai, installando pannelli solari per utilizzare l’energia necessaria a raffreddarli e migliorare così l’appassimento nelle cassette.”

Anche i Colli Euganei stanno affrontando la loro sfida, essendo una riserva mondiale della Biodiversità Unesco. “Una delle nostre priorità è di realizzare invasi in quota,” afferma Gianluca Carraro, presidente del Consorzio Tutela Colli Euganei. “Abbiamo calcolato che con un progetto da poco più di un milione di euro riusciremmo ad accumulare l’acqua piovana in eccesso e a irrigare circa ottanta ettari nei periodi di siccità. Il progetto è previsto tra Lozzo Atestino e Vo’ Euganeo.”

“L’impatto dei cambiamenti climatici sulla viticoltura è una delle grandi sfide con cui la comunità del vino deve fare i conti,” conclude Stefano Sequino, direttore del Consorzio Tutela Vini DOC delle Venezie. L’area di cui si occupa copre Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trento, ed è colpita in modo irregolare da precipitazioni e grandinate, che si alternano a periodi di caldo intenso e temperature oltre le medie stagionali.

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