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Il vino

I Moscati d’Italia, quali sono?

Il Moscato è una delle uve più diffuse sul territorio italiano. La famiglia dei vitigni del Moscato è legata dal nome, ma non dalle origini, anche se i profumi indistinguibili, dovuti dalle sostanze aromatiche presenti negli acini di uva e non dalla fermentazione o maturazione del vino, sono un tratto indistinguibile di tutti i prodotti dei vari vitigni di questa famiglia.

La buona acidità delle uve li rende adatti sia all’appassimento, sia alla spumantizzazione.

Il profumo di muschio tipico di questi vini, con tratti di salvia, frutta matura e anice, mischiato alla loro leggerezza e alla loro dolcezza, lo rendono perfetto per accompagnare ogni tipo dessert durante i pasti.

Immagine | Unsplash @GoodboyPictureCompany

La storia del Moscato e la sua diffusione

I Moscati sono tra le uve più antiche ancora conosciute. Furono, probabilmente, tra le prime ad essere coltivate e apprezzate sulla penisola italiana, infatti vennero portate qui addirittura dai coloni greci, che diffusero i loro semi e i loro tralci in tutte le colonie della Magna Grecia.

Successivamente furono i Veneziani, con i loro commerci, a esportare il Moscato in tutto il nord Europa durante il medioevo.

Quali sono i Moscati d’Italia?

Immagine Unsplash @cristianoalessandro
  • La varietà più diffusa in Italia è il Moscato Bianco. Ha un grappolo non molto grande, alato e con acini piccoli ed è la base per il famosissimo Moscato d’Asti, per il Moscato di Canelli, il Moscadello di Montalcino, il Moscato di Trani, il Moscato di Noto e il Moscato di Siracusa. I vini di questo Moscato possono essere secchi e aromatici, dolci e frizzanti o passiti dolci.
  • Il Moscato Giallo. Coltivato soprattutto in Veneto e in Trentino Alto Adige, presenta un grappolo poco compatto e grande, con un acino anch’esso grande ed è la base del Moscato Fior d’Arancio. Il Moscato Giallo può essere vinificato come spumante dolce o come vino passito.
  • Il Moscato di Terracina. Varietà coltivata solo nel Lazio, presenta un grappolo a forma piramidale con acini molto grandi. Viene utilizzato per produrre vini in tutti gli stili possibili: passito, spumante, secco e molti altri.
  • Il Moscato Rosa. Coltivato soprattutto in Trentino Alto Adige, è un vitigno particolare e delicato da coltivare perché è soggetto all’acinellatura del grappolo (anomalia genetica della vite che consiste nella mancata fecondazione degli acini). Dal Moscato Rosa si possono ottenere vini passiti, dolci e liquorosi.
  • Il Moscato di Alessandria. È la terza varietà più diffusa in Italia ed è ricca di sostanze aromatiche. Presenta grappoli alati o piramidali e acini molto grandi. Da questo Moscato possono essere prodotti vini passiti, come il Passito di Pantelleria, vini dolci, vini secchi e vini spumantizzati.
  • Il Moscato di Scanzo. Diffuso solamente nella zona della Valcalepio, si tratta dell’unica varietà a bacca nera. Esso viene utilizzato solo per la produzione di vini dolci, come il famoso Moscato di Scanzo DOCG.

 

 

Federico Liberi

Sono laureando in Psicologia dei processi sociali all’Università di Roma “La Sapienza”. La mia più grande passione insieme alla scrittura è il calcio, ma mi piace rimanere informato sullo sport a 360 gradi oltre che sull’attualità e la politica. Nel 2020 è stato pubblicato su Amazon un mio saggio sulla Programmazione Neuro-Linguistica.

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