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I dazi al 200% e l’inasprimento dei prezzi: il futuro dei vini italiani negli Stati Uniti

Negli ultimi anni, i vini italiani hanno conquistato una crescente popolarità sul mercato statunitense. Tuttavia, l’annuncio di dazi pesanti da parte dell’amministrazione americana sta creando preoccupazione tra i produttori. Con l’ipotesi di un aumento dei dazi fino al 200% sui prodotti agroalimentari europei, il rischio è che i prezzi dei vini italiani schizzino alle stelle, rendendo questi pregiati prodotti inaccessibili per molti consumatori americani.

Il contesto della crisi

La situazione attuale è il risultato di una disputa commerciale che ha coinvolto vari settori, incluso quello del whisky americano. Dopo che l’Unione Europea ha imposto un dazio del 50% sul whisky made in Usa, il presidente Donald Trump ha minacciato di aumentare i dazi sui vini europei. Questo “gioco al rialzo” non colpisce solo i vini, ma anche altre produzioni dell’agrifood e della Dop economy, rischiando di avere un impatto devastante su un settore già provato dalla pandemia.

Le conseguenze per il mercato del vino

La situazione è particolarmente critica per il Veneto, la prima regione italiana per esportazioni di vino, che nel 2024 ha raggiunto un valore di quasi 3 miliardi di euro. Qui, il Prosecco e il Pinot grigio stanno affrontando la possibilità di rincari insostenibili. Negli Stati Uniti, le spedizioni di Prosecco Dop hanno superato i 106 milioni di litri nel 2024, con una crescita del 18% rispetto all’anno precedente, portando a un fatturato di oltre 490 milioni di euro.

Attualmente, i prezzi di un Prosecco Doc variano tra i 11 e i 16 dollari. Con l’applicazione dei dazi, il costo potrebbe facilmente superare i 40 dollari per una bottiglia da 0,75 litri. Anche il Pinot grigio, venduto tra 10 e 20 dollari, potrebbe arrivare a costare oltre 30 euro, escludendo di fatto questo vino dalla fascia di mercato abituale.

L’impatto sui vini toscani

Non sono solo i vini del Veneto a subire l’impatto di questi potenziali dazi. La Toscana, famosa per le sue pregiate denominazioni, è particolarmente vulnerabile. I vini rossi come il Chianti Classico e il Brunello di Montalcino sono tra i più esposti a questi rincari. Attualmente, i prezzi per il Chianti Classico variano dai 22 ai 60 dollari, mentre il Brunello ha un mercato americano che rappresenta circa un terzo dell’intero export, con prezzi che oscillano tra i 50 e i 100 euro.

Se i prezzi dovessero raddoppiare o triplicare, i consumatori americani potrebbero trovarsi a dover pagare fino a 180 euro per un Chianti Classico e fino a 300 euro per un Brunello. Questo trasformerebbe l’acquisto di queste bottiglie in un gesto quasi da collezionisti, allontanando molti appassionati dal mercato.

La risposta del settore vitivinicolo

Il settore vitivinicolo italiano, già alle prese con sfide significative legate alla concorrenza globale, si trova ora in una posizione precaria. Le cantine italiane, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni, potrebbero non essere in grado di assorbire gli aumenti di costo e i rischi associati a questi dazi. Un aumento dei prezzi potrebbe portare a una diminuzione della domanda, non solo negli Stati Uniti, ma anche in altri mercati dove i vini italiani sono molto apprezzati.

È essenziale che l’industria vinicola italiana si unisca per affrontare questa crisi. Le associazioni di categoria, i produttori e i distributori dovranno lavorare insieme per trovare soluzioni che possano mitigare gli effetti di questi dazi e preservare la reputazione dei vini italiani all’estero. Informare i consumatori americani sul valore e la qualità dei vini italiani sarà fondamentale per giustificare eventuali aumenti di prezzo e mantenere viva la passione per questi prodotti.

Inoltre, è cruciale che le autorità italiane e europee continuino a lavorare per risolvere le dispute commerciali in corso e per proteggere l’eccellenza del made in Italy. Solo attraverso uno sforzo collettivo sarà possibile affrontare le sfide future e garantire un futuro sostenibile per il settore vinicolo italiano.

Redazione Vinamundi

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