I cani addestrati possono rilevare i parassiti della vite in modo più efficace rispetto ai metodi tradizionali. Ecco lo studio della Cornell University
Si dice spesso che il cane sia il miglior amico dell’uomo, e questo vale anche per i vignaioli. Non solo come compagno durante lunghe giornate di lavoro tra i filari, ma anche come prezioso alleato nella protezione delle coltivazioni. Infatti, secondo un recente studio condotto dai ricercatori della Cornell University, pubblicato a dicembre 2024 sulla rivista Ecosphere, i cani addestrati possono rilevare la presenza di parassiti della vite in modo più efficace rispetto ai metodi convenzionali utilizzati dai viticoltori.
Lo studio della Cornell University
La ricerca, intitolata “Effectiveness of canine-assisted surveillance and human searches for early detection of invasive spotted lanternfly”, ha dimostrato che l’impiego di cani addestrati può essere una soluzione innovativa e più efficiente per individuare precocemente le uova della lanterna maculata (Spotted Lanternfly, Slf), un insetto invasivo originario dell’Asia che rappresenta una minaccia seria per le vigne. Questa locusta, infatti, può provocare danni devastanti ai vigneti, con una mortalità delle piante che può arrivare fino al 100% in una sola stagione di crescita. La sua presenza ha costretto i viticoltori a triplicare il numero di applicazioni di insetticidi, facendo lievitare i costi di gestione delle coltivazioni fino al 170%.
Lo studio ha visto protagonisti Dia, un Labrador retriever, e Fagan, un Malinois belga, addestrati per riconoscere l’odore delle uova della lanterna maculata. I due cani si sono dimostrati estremamente abili nel rilevamento di queste masse di uova nelle aree boschive vicine ai vigneti della Pennsylvania e del New Jersey, riuscendo a individuarne un numero 3,4 volte superiore rispetto a quanto rilevato dagli esseri umani tramite metodi visivi tradizionali. Il successo dei cani è dovuto principalmente alla loro capacità di sfruttare l’olfatto in ambienti complessi, come le foreste, dove la fitta vegetazione può rendere difficile il lavoro umano di identificazione visiva dei parassiti.
L’addestramento dei cani è stato realizzato a partire da agosto 2019 dalla New York-New Jersey Trail Conference e dai professionisti di Working Dogs for Conservation. Durante questa fase iniziale, i cani sono stati educati a rilevare l’odore dell’insetto adulto utilizzando il metodo del rinforzo positivo: ogni volta che un cane identificava correttamente un esemplare adulto di Slf, riceveva una ricompensa, come ad esempio il lancio di una palla. Questo tipo di addestramento si è rivelato particolarmente efficace nel motivare gli animali a svolgere il compito con precisione e rapidità. L’intero percorso di addestramento si è sviluppato su 51 giorni, durante i quali sono state effettuate 398 ripetizioni per ciascun cane, utilizzando campioni freschi di lanterne maculate raccolti periodicamente in Pennsylvania e New Jersey.
I risultati dello studio offrono una prospettiva interessante per l’utilizzo dei cani nella gestione dei vigneti e nella protezione delle coltivazioni da parassiti invasivi. In ambienti come le foreste adiacenti ai vigneti, caratterizzati da un sottobosco denso e da numerosi potenziali nascondigli per i parassiti, l’olfatto canino può superare di gran lunga l’efficacia del solo intervento umano. Mentre l’occhio umano può essere ostacolato dalla vegetazione, il fiuto dei cani riesce a rilevare anche la più piccola traccia dell’odore lasciato dalle uova o dagli insetti adulti, permettendo una localizzazione più tempestiva e precisa.
Questa scoperta non solo offre una soluzione pratica per i viticoltori statunitensi, ma apre nuove possibilità di impiego dei cani anche in altri contesti agricoli e ambientali. Il rilevamento precoce delle specie invasive è infatti fondamentale per limitare i danni economici e ambientali che possono causare. L’uso di cani da rilevamento potrebbe essere esteso ad altre coltivazioni sensibili e ad altri parassiti, offrendo un supporto fondamentale nella salvaguardia dei raccolti.
In conclusione, lo studio della Cornell University evidenzia come l’olfatto canino rappresenti uno strumento potente e sottovalutato nel monitoraggio delle coltivazioni. La capacità dei cani di individuare parassiti difficili da rilevare con metodi tradizionali non solo può aiutare a proteggere i vigneti, ma anche contribuire a ridurre l’uso di pesticidi, con benefici sia economici che ambientali. Un’ulteriore conferma di quanto il miglior amico dell’uomo possa essere, a tutti gli effetti, anche il miglior alleato dei vignaioli.