Le bollicine italiane stanno vivendo un momento d’oro e a trainare questo boom c’è il Prosecco, che ha sfondato il muro dei 600 milioni di bottiglie per un giro d’affari di oltre 3 miliardi. Numeri incredibili, che hanno fatto della bollicina veneta un caso di studio mondiale e che vedono nell’export il maggiore canale di vendita, con l’80% del mercato complessivo. Ma da dove nasce il Prosecco? Nasce dalla Glera, un vitigno autoctono di Veneto e Friuli Venezia Giulia. Conosciamolo meglio, attraverso la sua storia e le sue principali caratteristiche.
La Glera è un vitigno a bacca bianca registrato nel Catalogo nazionale delle varietà di vite nel 1970, ma già presente tra Veneto e Friuli Venezia Giulia in epoca romana. Per questo motivo è complesso stabilirne l’origine, anche se le ipotesi sono essenzialmente due. La prima individua l’origine del vitigno a Prosecco, nel Carso triestino, la seconda, invece, sui Colli Euganei.
Di certo c’è che la Glera è diventata il vitigno del Prosecco: un vino per essere definito Prosecco deve contenere in dose minima l’85% di uve Glera e la restante parte deve essere costituita da uve appartenenti a vitigni quali Verdiso, Perera, Bianchetta, Pinot e Chardonnay. Con l’enorme espansione avuta dalla bollicina, occupa ora migliaia di ettari tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia: si parla di più di 20mila. La sua zona d’elezione e d’eccellenza resta, però, quella delle colline patrimonio Unesco di Conegliano e Valdobbiadene dove, per circa cento ettari, si estende la zona di produzione del Prosecco Docg Superiore di Cartizze, considerato la massima espressione del Prosecco.
Il vitigno che oggi viene chiamato Glera non ha sempre avuto questo nome. In precedenza, infatti, il vitigno era conosciuto con il nome di Prosecco. Perché si è deciso di cambiare? La scelta è stata presa nel 2009 dal ministero dell’Agricoltura con la creazione della Doc Prosecco. Mantenere il nome Prosecco per il vitigno avrebbe, infatti, aperto al rischio di vedere il nome Prosecco su qualsiasi vino ottenuto con uve Glera, mettendo in discussione l’efficacia stessa della Doc e la valorizzazione del prodotto.
La Glera, dicevamo, è un vitigno a bacca bianca, con foglia medio-grande, pentagonale e pentalobata e con un grappolo piramidale e allungato che dà acini giallo-verdi. Il vino che viene prodotto con questo vitigno ha un colore giallo paglierino ed è fresco e fruttato. Il risultato varia comunque molto in base alla tipologia di terreno e alle caratteristiche climatiche dell’area in cui si trova. In una zona collinare, per esempio, prevalgono solitamente sentori di agrumi e mela verde. Il floreale, di contro, emerge maggiormente nelle zone pianeggianti.
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