Le origini del vino Falanghina sono tutt’oggi sconosciute, non vi sono fonti certe, eppure alcuni pensano che possano risalire già all’epoca dei Romani. Oggi il vitigno è coltivato in Campania nei Campi Flegrei, e nel territorio montuoso del Sannio.
La Falanghina è stata riscoperta solo negli ultimi vent’anni e oggi il suo nome è sinonimo di qualità. Oggi è prodotto anche in versione spumantizzata, in vendemmia tardiva e passita. Recenti studi sul DNA hanno riscontrato la presenza di due diversi cloni, uno flegreo e uno beneventano.
L’origine e la storia del vitigno Falanghina sono molto incerte e misteriose. Non esistono, infatti, testimonianze scritte almeno fino al XIX secolo. Stando agli studi condotti da alcuni esperti, pare che questo vitigno possa essere giunto in Italia molti secoli fa, nel periodo della Magna Grecia, per poi adattarsi al terroir campano. Ma probabilmente la Falanghina era conosciuta e apprezzata in epoca Romana e la sua era già una presenza fissa sulla tavola papale. Pare anche che Plinio il Vecchio elogiasse questo vino, che era il vino degli imperatori e si dice non mancasse mai alla corte del re di Napoli
Il primo riferimento storico recente lo troviamo nel 1804; un frate francescano, Columella Onorati, ne studiò le caratteristiche dando un grande contributo all’ampelografia. Più tardi, nel 1825, lo scrittore e viaggiatore Giuseppe Acerbi descrisse in maniera dettagliata questo vino. Nel 1879 il Cavaliere Giuseppe Frojo descrisse nei minimi particolari il ciclo vegetativo e la vinificazione di quest’uva. Così nel 1989 la legge sulla concessione della DOC al “Falerno del Massico Bianco” stabilì che il bollino arrivasse soltanto a fronte di un certificato impiego esclusivo di uva prodotta dal vitigno Falanghina.
Il vino Falanghina è prodotto in territori in cui il clima è caldo e secco, di conseguenza il terreno è abbastanza povero. Nonostante ciò si tratta di un vino vigoroso e che possiede una buona produttività. Il vino è caratterizzato da un colore giallo paglierino, possiede delle note floreali, intensi aromi fruttati e molto spesso sentori minerali dovuti al tipo di terreno, spesso di origine vulcanica. La Falanghina generalmente viene vinificata in acciaio senza utilizzare il legno, questo per preservare la sua fragranza prettamente aromatica.
A seconda dei cloni variano la forma e le dimensioni dei grappoli d’uva. Il clone beneventano è composta da un grappolo alato e l’acino leggermente oblungo, mentre quello flegreo possiede una forma conica e l’acino ha una forma tondeggiante.
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