A pochi giorni dall’apertura del Vinitaly di Verona emerge un’altra questione significativa riguardante il vino e gli alcolici italiani: dopo l’Irlanda, anche il Belgio ha introdotto una legge che richiede l’aggiunta di avvertenze sanitarie sulle bevande alcoliche, equiparandole in tal modo alle sigarette.
Queste avvertenze devono essere incluse in ogni forma di pubblicità e sull’etichettatura dei prodotti e Federvini, la Federazione dei produttori di vino, grappe, distillati e aceti, ha reso noto che il Belgio ha notificato alla Commissione UE un decreto che introduce misure di tutela per i minori, ma autorizza anche il ministero della salute belga a sviluppare avvertenze sanitarie per le bevande alcoliche.
Micaela Pallini, presidente di Federvini, ha sottolineato l’impegno del settore nel proteggere i minori e nel contrastare l’abuso di alcol; tuttavia, ha espresso preoccupazione per il provvedimento belga e ha chiesto un intervento deciso e tempestivo dell’Italia, affinché esprima un parere dettagliato entro la scadenza del 22 aprile.
Secondo Federvini, la definizione ampia di pubblicità contenuta nella normativa belga espone al rischio che anche elementi come l’etichetta oppure la presentazione tipica di una bevanda alcolica siano obbligati a riportare avvertenze sanitarie.
Il Belgio segue l’Irlanda sulle etichette di vini con avvertenze su rischi di salute
Il ministero della Salute belga si occuperà di definire le modalità di attuazione, lasciando le imprese in una situazione di grande incertezza.
Dopo i precedenti health warnings introdotti dall’Irlanda qualche mese fa, questa nuova iniziativa belga aggiunge ulteriori complicazioni. Per questo, Federvini sottolinea l’importanza di evitare azioni unilaterali da parte dei singoli Paesi, non allineate né coordinate a livello europeo.
“Se la pubblicità delle bevande alcoliche in tutta l’UE è materia già regolamentata – ha concluso la presidente di Federvini – in Italia con il codice di autodisciplina della comunicazione commerciale dell’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria, prima, e con le linee guida promosse dalla Federazione stessa, poi, abbiamo voluto scrivere nero su bianco che è vietata verso i minori qualsiasi forma di pubblicità diretta e indiretta. Ma non è questo il punto – prosegue Pallini – perché il vero rischio che si cela dietro al provvedimento belga è di ritrovarci fra qualche anno un messaggio sanitario sulla falsariga di quello irlandese”.
Già nel maggio 2023, secondo Euractiv, l’Italia ha formato una coalizione di Paesi contrari all’introduzione di nuove etichette per il vino e altre bevande alcoliche, simili a quelle che saranno in vigore in Irlanda, che avvertono sui rischi per la salute associati al consumo del vino come cirrosi, cancro e rischi durante la gravidanza.
Tuttavia, il governo Meloni ritenne che ciò possa costituire un attacco al vino italiano, mettendo a rischio il mercato interno e generando un’allarme ingiustificato tra i consumatori.
Certo, le prove dei pericoli legati all’abuso di alcol sono numerose e queste rendono discutibile la dichiarazione della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), riportata da Ansa, secondo cui “l’attacco al vino italiano non ha fondamento scientifico”.
È importante notare però che la legge irlandese (e prossimamente quella belga) non si concentra sull’indicazione specifica che “il vino italiano è dannoso”, ma piuttosto sull’apposizione di avvertenze sanitarie su tutti gli alcolici, provenienti da ogni paese, inclusa l’Irlanda stessa.
Ecco che Italia, Francia, Spagna, Bulgaria, Grecia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia e Portogallo prepararono un documento informale – conosciuto come non-paper – per chiedere alla Commissione Europea di riaprire i negoziati con il governo irlandese e bloccare l’attuazione della legge.
Però l’Irlanda vinse la sua battaglia e così su vino, birra e liquori potranno essere affisse le avvertenze come si trovano già sui pacchetti delle sigarette.