Uno dei vini più umili che esistono ha appena vinto un riconoscimento incredibile, ancora una volta portando a riflettere su questo mercato.
Sei proprio certo che le cose che ti piacciono siano le tue preferite per come sono e non per come appaiono? La tua maglietta preferita è tale perché ti sta bene e ti piace davvero, o perché hai attribuito maggiore valore a quel capo essendo di una marca importante? Oppure perché ti ricorda un momento del passato o una persona?
Se analizziamo il caso di una singola persona si può parlare di dubbi e riflessioni, ma se estendiamo questa domanda e la uniamo ai meccanismi di comportamento e di consumo della massa sul mercato, ecco che diventa un dubbio piuttosto importante e complesso. Il prodotto più venduto di una certa linea è davvero il migliore, oppure è tale solo perché ha un marketing aggressivo, un packaging studiato bene ed esiste da tanto tempo sul mercato?
Su questo tipo di riflessioni si sono interrogati anche quelli di “On n’est pas des pigeons“, un programma televisivo belga che cerca di difendere i consumatori da ogni sorta di raggiro e di truffa. L’ultima loro indagine si è concentrata sul complesso e controverso mondo dei vini, spiegando come certe volte come i riconoscimenti di cui si fregiano alcune etichette siano delle vere e proprie truffe.
Per farlo, il programma ha utilizzato uno dei maggiori esperti d’Europa, Eric Boschman. L’uomo ha scelto tra diversi vini del supermercato quello che riteneva il peggiore, dal costo di 2.50 euro a bottiglia. Il programma ha quindi cambiato il packaging della bottiglia utilizzando un’etichetta personalizzata, su cui era possibile leggere una storia del tutto inventata.
Le solite storie di uomini che si sacrificano per rispettare il territorio, alla ricerca di un prodotto unico nel suo genere, autentico, fatto in famiglia ecc. Il gruppo editoriale belga si è quindi inscritto ad un concorso proponendo il vino del supermercato con una nuova etichetta ed una storia strappalacrime alle spalle.
Parliamo del noto concorso Gilbert & Gaillard, finanziato dal Vinipress Group. Qui il vino del supermercato e ritenuto imbevibile dall’esperto ha ottenuto una medaglia d’oro, con i giudici entusiasti del suo gusto unico e del suo profilo “nervoso, fresco, potente“.
Al gruppo belga, che si è fatto passare per un imbottigliatore indipendente, Gilbert & Gaillard ha chiesto se fosse interessato a ricevere delle etichette che confermassero questa vittoria, ovviamente da pagare. Insomma, un modo per ricordare a tutti che non proprio tutti i concorsi sono uguali, che certe volte gli esperti commettono errori imbarazzanti e che alla fine è davvero buono solo quello che piace bere a te.
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