In Piemonte, il Dolcetto merita di essere messo in risalto, specialmente considerando l’attenzione che il Nebbiolo, protagonista di vini iconici come Barolo e Barbaresco, ha ricevuto negli ultimi anni. Mentre il Nebbiolo ha guadagnato fama e prestigio, il Dolcetto è finito in un’ombra che non riflette il suo reale valore. Questo è un peccato, perché il Dolcetto ha tutte le carte in regola per diventare un protagonista della scena vinicola contemporanea.
Il Dolcetto si distingue per la sua indole gastronomica: l’acidità moderata rende questo vino estremamente accessibile, mentre gli aromi di prugna e violette si fondono in un sorso morbido che lascia un retrogusto ammandorlato. Gli appassionati di vino possono trovare in questo vitigno un’ottima scelta, sia per il consumo immediato che per eventuali invecchiamenti, grazie alla sua struttura tannica. Il nome “Dolcetto” potrebbe essere fuorviante, poiché non si riferisce a un vino dolce, ma piuttosto a un’uva che presenta un profilo aromatico più dolce rispetto ad altre varietà piemontesi. Alcuni studiosi, come il professor Attilio Scienza, suggeriscono che il nome possa derivare da “dozzetti”, riferendosi a uve coltivate su dossi, nel contesto delle colline piemontesi.
Le prime testimonianze scritte sul Dolcetto risalgono al tardo Cinquecento, ma il suo radicamento nel territorio fa pensare a una presenza ancora più antica. Oggi, il Dolcetto è coltivato in diverse zone del Piemonte, tra cui il Monferrato, le Langhe, l’Alessandrino e l’Astigiano, con denominazioni di origine controllata e garantita (DOCG) a Dogliani, Diano d’Alba e Ovada. Inoltre, è interessante notare che il vitigno è presente anche in Liguria, dove è conosciuto come Ormeasco.
Il Gambero Rosso ha recentemente selezionato una lista dei migliori Dolcetto sotto i 20 euro, tutti vini che non solo offrono un ottimo rapporto qualità-prezzo, ma che brillano anche per l’eccellenza delle loro caratteristiche organolettiche. Ecco una panoramica dei migliori assaggi.
Dopo la cessione della Cantina Vietti al gruppo americano Krause, Elena Penna e Luca Currado Vietti hanno intrapreso un nuovo percorso, mantenendo le radici nelle Langhe. Il Dolcetto Bricco Lago ’23 è un vino che si presenta con un bel colore rubino brillante. Al naso, offre sentori di ribes e melograno, mentre in bocca si rivela di sostanza, dimostrando un equilibrio notevole.
Il Dolcetto di Diano d’Alba Superiore della Cantina Garabei, guidata da Giulio e Sergio Abrigo, è emblematico della loro produzione. Si distingue per complessità e profondità, con aromi di ciliegia e lampone, accompagnati da una leggera nota speziata. Al palato, il vino si presenta fresco e saporito, grazie a una vivace vena minerale.
Claudio Alario, che ha rinnovato la cantina di famiglia a Diano D’Alba, propone il Dolcetto Pradurent, che beneficia di un anno di affinamento in più rispetto al suo “fratello” Montagrillo. Questo vino è caratterizzato da profumi intriganti di tabacco dolce e marmellata di fragole, con una struttura robusta che ben sostiene il sorso.
Davide Cavelli, della quarta generazione della sua azienda, offre il Bricco Le Zerbe Riserva ’21, un vino di grande carattere. Con un intenso colore rosso rubino, presenta un bouquet classico di frutti a bacca nera e cacao. Il tannino fitto regala una grande polpa nel finale, offrendo una notevole lunghezza.
Altri vini da considerare includono:
Questi Dolcetto rappresentano non solo un ottimo affare per il loro prezzo, ma anche un invito a riscoprire un vitigno che ha molto da offrire, sia in termini di qualità che di tradizione.
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