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Il vino

Distillato di vino: che cos’è e quali tipologie esistono

Il distillato di vino è senza ombra di dubbio un prodotto apprezzato dagli amanti del vino in generale. Ricavato dall’uva attraverso un particolare processo di lavorazione, è in grado di offrire al palato gusti e aromi intensi e inconfondibili. Nonostante la bevanda finale sia di primo livello, non necessariamente sono utilizzati vini pregiati per la lavorazione. Per apprezzarla in pieno è importante capire che cos’è il distillato di vino, come si produce e quali sono le tipologie più famose in commercio.

Immagine | Pixabay @kolibri5

Che cos’è il distillato di vino

Come dice il nome stesso, il distillato di vino deriva dalla distillazione di un succo d’uva fermentato dalla vinificazione di uve bianche o rosse a una gradazione alcolica bassa, che di solito si aggira tra i 10 e gli 11 gradi. Questo processo è oggi possibile grazie al progresso tecnologico e industriale, che ha portato alla creazione di alambicchi in grado di lavorare senza sosta. Nonostante ciò, la maggior parte dei distillati è ancora ricavata usando la tradizionale procedura di alambicchi a ciclo discontinuo. Lo scopo è quello di ottenere un prodotto unico, inconfondibile e di qualità.

La produzione

Per portare alla trasformazione dei succhi ottenuti con la fermentazione dell’uva, si tende a produrre distillati con un’altra gradazione alcolica che oscilla tra i 75 e i 90 gradi. Data l’alta temperatura, spesso si aggiunge dell’acqua distillata per poter abbassare il tasso alcolico del prodotto e poi farlo maturare con tempi e procedimenti diversi a seconda del prodotto. L’unico tipo di dolcificante ammesso in queste fasi è il caramello.

Tra i cicli di produzione più noti nel settore c’è quello francese chiamato “Charente”: viene usato per via dell’efficacia nella conservazione di tutti i profumi eterei e caratteristici del prodotto. Si ottiene attraverso una distillazione estremamente lenta, con il vino che subisce diversi passaggi tra caldaie per poi ottenere la “bonne chauffe”, ossia la parte nobile e pregiata del distillato.

Immagine | Pixabay @publikmagneten

Le tipologie di distillati

Tra i distillati di vino più famosi c’è sicuramente il Cognac. È uno dei più difficili da realizzare perché produzione e denominazione sono legati a rigidi e precisi requisiti, come provenienza e tipo di uva da utilizzare (provenienti da quattro vitigni bianchi: Ugni blanc, Folle Blanche, Colombard, Sémillon). Solitamente viene creato nell’omonima regione francese e in particolare nell’area dei dipartimenti della Carente e della Carente Maritime.

Altro distillato francese è l’Armagnac, il più antico della Francia perché precede di un secolo il Cognac. Se ne ha infatti testimonianza in un libro del 1310, con l’attribuzione di oltre quaranta virtù mediche. Rimanendo nella stessa nazione è da citare anche il Brandy, ottenuto da acquaviti di vino con aggiunta o meno di distillato di vino a meno di 94,8 per cento di volume. La condizione per quel tipo di lavorazione è che il distillato non superi il tetto del 50 per cento del tenore alcolico a prodotto finito. In Italia, infine, esiste il Pisco: distillato di bianco e rosato, che può essere o meno aromatico.

Lorenzo Rotella

Leggo e scrivo da quando ne ho memoria e sono un critico onnivoro di cinema e letteratura. Militante dell’associazione Carovana Antimafia Ovest Milano dal 2018, copywriter di cronaca per grandi media dal 2019, giornalista del quotidiano La Stampa dal 2021, collaboratore del magazine e sito web Green Planner dal 2022, autore della raccolta di poesie “Mille Soli Una Notte” edito da NMBook World.

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