I viticoltori toscani si appellano alla diplomazia per salvare il mercato americano minacciato dai dazi in arrivo

La situazione dei viticoltori toscani è diventata critica a causa dell’introduzione dei dazi sulle esportazioni di vino verso gli Stati Uniti, che entreranno in vigore il 9 aprile 2025. Durante il Vinitaly, la fiera internazionale del vino che si svolge a Verona, i produttori toscani esprimono profonda preoccupazione per gli effetti immediati che questi dazi potrebbero avere sulle loro esportazioni. Nonostante ciò, gli importatori americani, tra i più ricercati dagli espositori, portano un messaggio di ottimismo, rivelando che l’interesse per i vini toscani rimane alto. Tuttavia, la tensione è palpabile e le aziende vitivinicole stanno cercando di trovare un equilibrio in un contesto commerciale sempre più incerto.
Potenziali perdite per i produttori toscani
Coldiretti Toscana ha stimato che la viticoltura regionale potrebbe subire perdite fino a 80 milioni di euro a causa dei nuovi dazi. Questo dato allarmante evidenzia l’importanza del mercato americano per i vini toscani, che nel 2024 ha registrato un fatturato record di oltre 420 milioni di euro, in crescita del 10% rispetto all’anno precedente. Le aziende toscane, circa 420, considerano gli Stati Uniti un mercato inestimabile, dove le bottiglie di Chianti, Brunello di Montalcino e altri vini pregiati si trovano nelle enoteche, ristoranti e scaffali della grande distribuzione.
La posizione di Coldiretti Toscana
Letizia Cesani, presidente di Coldiretti Toscana, ha dichiarato che i dazi e i controdazi sono un errore e ha sottolineato la necessità di una strategia che consenta di mantenere le quote di mercato conquistate con anni di investimenti e sacrifici. In questo scenario, la diplomazia diventa fondamentale. Cesani ha evidenziato l’importanza di trovare un punto di incontro con gli importatori americani, i quali sono motivati a continuare a fare affari con i produttori toscani. L’obiettivo è quello di contenere l’aumento dei prezzi e evitare che il costo dei vini ricada interamente sui consumatori.
Rischi legati ai dazi
La preoccupazione di Coldiretti non si limita all’impatto economico diretto dei dazi. L’organizzazione teme che dietro a questa manovra ci sia un disegno più ampio da parte dell’amministrazione Trump, volto a ottenere l’accesso al mercato europeo per prodotti agroalimentari che non rispettano gli elevati standard di sicurezza europei. Questi includono carni trattate con ormoni, prodotti geneticamente modificati e alimenti ottenuti con pesticidi vietati nell’Unione Europea.
In aggiunta, i dazi potrebbero facilitare la diffusione del “tuscany sounding”, ovvero il fenomeno dei vini prodotti in California che utilizzano nomi e marchi toscani senza alcun legame con la regione. Ad esempio, il “Chianti Classico” prodotto in California non contiene uve toscane, ma sfrutta il prestigio del nome per attrarre consumatori. Il mercato del falso Made in Tuscany è già un affare da 2 miliardi di euro e i dazi potrebbero amplificare questa problematica, danneggiando ulteriormente l’immagine e le vendite dei vini autentici toscani.
I viticoltori toscani, quindi, si trovano in una posizione delicata, dove la loro resilienza e capacità di adattamento verranno messe a dura prova. La speranza è che le istituzioni europee intervengano per proteggere un settore vitale per l’economia toscana e italiana, sostenendo i produttori attraverso misure adeguate. La tenuta del mercato del vino toscano, con la sua lunga tradizione e qualità, è fondamentale non solo per i produttori, ma anche per l’intero ecosistema agroalimentare regionale.