Dazi Usa: il 2 aprile potrebbe segnare l’arrivo di tariffe tra il 10% e il 25%

La data del 2 aprile si avvicina rapidamente, rappresentando un momento cruciale per le relazioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea e per l’intero panorama economico globale. Gli occhi di molti sono puntati sulle attese dichiarazioni del presidente americano Donald Trump riguardo l’imposizione di nuove tariffe su una serie di merci europee, tra cui spiccano vini e liquori. Secondo le indiscrezioni, si prevede l’applicazione di dazi generali che potrebbero oscillare tra il 10% e il 25%. Se confermate, queste misure potrebbero avere un impatto devastante sulle esportazioni europee, in particolare sul settore vitivinicolo italiano, già in difficoltà.

L’industria vinicola europea è in allerta, con crescenti preoccupazioni dopo che Trump ha minacciato dazi al 200% su vini e alcolici provenienti dall’Unione Europea. Queste minacce hanno portato a un blocco degli ordini e a merci ferme nei porti di partenza, poiché gli importatori americani temono di dover affrontare tariffe punitive su vini già ordinati. Ignacio Sanchez Recarte, segretario generale del Ceev (Comitato europeo delle aziende vinicole), ha dichiarato che, nonostante i dazi del 200% non siano ancora stati applicati, il mercato vinicolo statunitense è già chiuso ai vini europei. Questa situazione sta costando alle aziende vinicole dell’UE circa 100 milioni di euro a settimana, con l’Italia che subisce perdite di circa 6 milioni di euro al giorno, secondo quanto riportato da Coldiretti.

Aggiornamenti recenti sulla questione dei dazi

Negli ultimi giorni, gli aggiornamenti su questa questione si sono intensificati. Secondo quanto comunicato dal Segretario al Commercio americano, Howard Lutnick, la probabile misura dei dazi generali potrebbe non differenziare tra categorie merceologiche e Paesi, applicando una tariffa uniforme su tutte le merci. La U.S. Wine Trade Alliance ha sottolineato l’urgenza della situazione, avvertendo che l’imposizione di dazi senza preavviso o eccezione per le merci già in transito sarebbe catastrofica per le aziende americane. Sebbene i dazi previsti siano meno devastanti rispetto al 200%, rimangono significativi, considerando che il prezzo del vino aumenta di quattro volte prima di arrivare al consumatore statunitense.

Il ruolo dell’Italia e delle istituzioni europee

L’Italia si trova in una posizione di particolare vulnerabilità, essendo il primo esportatore di vino negli Stati Uniti, con un valore delle esportazioni che ha raggiunto i 1,9 miliardi di euro nel 2024. Le relazioni tra il governo italiano e quello americano sono state descritte come buone, con la Premier Giorgia Meloni che ha espresso critiche nei confronti dell’Unione Europea, sostenendo che non è necessario scegliere tra Trump e l’UE. Tuttavia, è importante notare che i negoziati si svolgono a livello di Unione Europea, e le dichiarazioni del Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani e del presidente di Agenzia Ice, Matteo Zoppas, ribadiscono che il dialogo deve avvenire attraverso canali europei.

L’Unione Europea sta cercando di rispondere a questa crisi commerciale. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha dichiarato che l’UE è impegnata in un dialogo con gli Stati Uniti per trovare una soluzione negoziata. Ha sottolineato l’importanza di proteggere settori chiave dell’economia europea, come il vino, l’agroalimentare e il manifatturiero, avvertendo che l’Europa è pronta a utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per garantire che i produttori non siano ingiustamente penalizzati.

Le preoccupazioni per l’Italian Sounding

Oltre al danno diretto che i dazi potrebbero infliggere al settore vinicolo e agroalimentare italiano, c’è anche il rischio di un aumento dell’Italian Sounding, un fenomeno che già vale 120 miliardi di euro a livello globale. Questo termine si riferisce a prodotti che, pur non essendo autenticamente italiani, vengono commercializzati come tali. Gli Stati Uniti rappresentano uno dei mercati principali per il made in Italy, e qualsiasi restrizione commerciale potrebbe amplificare ulteriormente questo problema.

Nel frattempo, l’Unione Europea ha deciso di rinviare la sua risposta ai dazi americani a metà aprile e sta valutando di escludere i whiskey americani dalla lista di prodotti soggetti a dazi ritorsivi. Questa scelta sarebbe motivata dalla volontà di disinnescare la tensione e trovare un terreno comune per la risoluzione delle controversie commerciali. Tuttavia, l’analisi dell’ex Ministro dell’Agricoltura Paolo De Castro mette in guardia sul fatto che l’inclusione di questi prodotti nelle misure di ritorsione possa essere stata una scelta errata.

In questo contesto, l’incertezza regna sovrana e il settore vinicolo attende con ansia le decisioni dei leader politici e delle istituzioni, sperando di non essere coinvolto in una guerra commerciale che, in fin dei conti, non lo riguarda.

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