Ci sono tanti luoghi comuni che girano intorno al mondo del vino, dagli alimenti con cui abbiniare uno spumante, all’invecchiamento del vino, e se in qualche caso si nasconde comunque una base di verità, per altri siamo di fronte a veri e propri falsi miti, scopriamo quali sono.
In occasione di una ricorrenza, nella maggior parte dei casi, quando a fine pasto si serve il dolce, che sia una torta o un cabaret di pasticcini, facilmente il padrone di casa servirà ai suoi ospiti anche dello spumante. Niente di sbagliato, se con il dessert serviamo una bottiglia di bollicine in versione dolce, l’errore è tuttavia se questa fosse brut o extra brut, ideale invece per alimenti salati, magari durante l’aperitivo, o con piatti fritti.
Quante volte l’abbiamo sentito, con il pesce va il vino bianco, rosso in caso di portata di carne. Certo, niente di prettamente sbagliato, ma spesso questa distinzione così dogmatica non ci permette di conoscere alcune prelibatezze del mondo culinario. Ci sono diversi rossi che perfettamente si abbinano a un piatto di pesce, idem bianchi ottimi con le carni, soprattutto bianche.
È diventato anche un modo di dire, riferendosi magari a qualche sportivo, o alla bellezza di un attore o un attrice: è come il vino buono, invecchiando migliora. Un falso mito che però si può smontare abbastanza facilmente, se è vero che certamente alcune tipologie di vino, soprattutto dei rossi molto tannici hanno questa peculiarità, altri semplicemente, inacidiscono, risultando quindi tutt’altro che migliorati nel tempo.
Appare logico, una volta che abbiamo davanti il nostro prodotto finito, considerare che il vino rosso si otterrà dall’uva a bacca rossa o nera, mentre quello bianco da uve a bacca bianca. Come abbiamo già imparato nel corso di questo approfondimento però, nel mondo del vino spesso i confini sono molto più labili di come sembra, se è vero che il colore del nostro nettare dipende principalmente dalle sostanze coloranti presenti nella buccia, e non nella polpa dell’acino che è sempre bianca, il colore rosso sarà quindi dato dalla macerazione delle bucce sul mosto, un passaggio che nei vini bianchi non avviene.
Anche qui partiamo da una distinzione quasi dogmatica: vino bianco servito freddo, rosso a temperatura ambiente. Definizione di per sè tendenzialmente corretta, se non fosse che il concetto stesso di temperatura ambiente è variabile, se consideriamo che la nostra bottiglia non sarà servita alla stessa temperatura ad agosto e gennaio. Il vino rosso infatti è da gustare quando si trova tra i 16° e i 18° gradi, per questo non è blasfemo, in caso di giornate particolarmente calde, servirlo, per abbassare la sua temperatura, in un cestello di ghiaccio.
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