Il settore dei vini no e low alcohol sta vivendo una fase di grande crescita, con una previsione di aumento del 38% entro il 2028. Questa tendenza è emersa dall’analisi dell’Osservatorio del Vino Uiv-Vinitaly, presentata durante il convegno “Zero alcohol e le attese del mercato” a Vinitaly. Secondo Paolo Castelletti, segretario generale dell’Unione Italiana Vini (Uiv), il mercato è favorevole per i vini dealcolati, ma è fondamentale puntare sulla qualità per attrarre una clientela sempre più esigente.
L’attuale mercato globale dei vini no e low alcohol è valutato 2,4 miliardi di dollari, con l’obiettivo di raggiungere 3,3 miliardi entro il 2028. Questa nicchia di mercato, che include i vini completamente privi di alcol e quelli a bassa gradazione, presenta un tasso di crescita annuale composto (CAGR) dell’8% a valore e del 7% a volume. In contrasto con il mercato del vino tradizionale, che mostra segni di stagnazione con un calo dello 0,9% nei volumi e un incremento modesto dello 0,3% nei valori, i vini no e low alcohol si affermano come un segmento in espansione.
I dati rivelano che oltre l’80% delle vendite è concentrato nei primi cinque Paesi consumatori. Gli Stati Uniti sono il leader indiscusso, con uno share a valore del 63%, seguiti da Germania (10%), Regno Unito e Australia (entrambe al 4%) e Francia (2%). In Italia, i vini no e low alcohol rappresentano solo lo 0,1% delle vendite totali, pari a 3,3 milioni di dollari, ma si prevede che raggiungano 15 milioni nei prossimi quattro anni, con un CAGR atteso del 47,1%.
Federico Bricolo, presidente di Veronafiere, ha sottolineato l’importanza di attivare l’Osservatorio Uiv-Vinitaly per un monitoraggio dettagliato del mercato e dei consumi. Questo strumento è cruciale in un periodo di esplorazione delle nuove tendenze. Durante questa edizione di Vinitaly, è stato allestito uno spazio dedicato alla degustazione di prodotti no e low alcohol in area Mixology, riscontrando un notevole interesse da parte di operatori e visitatori.
Paolo Castelletti ha evidenziato che l’analisi di questo fenomeno deve essere condotta con lucidità, interpretandolo come un’opportunità di crescita e non come una soluzione definitiva per il vino italiano. Sebbene i tassi di crescita siano significativi, si basano su numeri iniziali relativamente bassi. Tuttavia, l’interesse crescente per questo mercato rappresenta un’alleanza strategica per le cantine italiane.
I dati presentati mostrano che in un mercato maturo come quello degli Stati Uniti, sette consumatori di vino senza alcol su dieci bevono anche vino tradizionale. Negli Stati Uniti, il tasso di penetrazione dei drink no-alcohol è attorno al 10% tra i bevitori di vino e al 12% tra gli astemi. In Italia, il 13% degli astemi consuma bevande no-alcohol, mentre tra i consumatori di vino la percentuale scende al 7%.
Carlo Flamini, responsabile dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, ha sottolineato che i principali fattori di scelta per i consumatori riguardano la salute e uno stile di vita sano, con oltre il 30% delle risposte favorevoli. Inoltre, il 45% dei consumatori italiani menziona la preoccupazione per la guida come motivo principale per il consumo di bevande senza alcol, un dato che scende al 36% negli Stati Uniti. La curiosità emerge come un fattore motivazionale per i consumatori di bevande low alcohol.
Tuttavia, non mancano le sfide. L’indagine ha messo in luce come la reperibilità sia uno dei principali ostacoli al consumo di vini no e low alcohol, soprattutto per chi acquista già altre bevande a gradazione ridotta o zero. Questo rappresenta un aspetto cruciale da affrontare per stimolare ulteriormente la crescita di questo segmento di mercato.
Il tema dei vini no e low alcohol ha trovato spazio anche nei convegni di Vinitaly. L’incontro “Zero alcol e attese del mercato” ha visto discussioni approfondite sulle opportunità di business legate a questi prodotti, analizzando vendite, consumo e prospettive future. Inoltre, il Consorzio DOC delle Venezie ha organizzato un incontro dal titolo “La nuova frontiera dei vini a bassa gradazione alcolica naturale e varietà resistenti”, affrontando strategie e prospettive commerciali. Questi eventi non solo offrono un’importante opportunità di networking, ma rappresentano anche un momento di riflessione sulle nuove tendenze di mercato e sull’innovazione, temi sempre più rilevanti per il futuro dell’industria vitivinicola.
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