La fillossera è un insetto di origine americana che si è diffuso in Europa nella prima metà dell’800, colpendo i vigneti del continente e mettendo in seria difficoltà la produzione vinicola.
La fillossera provoca danni sia alle radici, dove la fillossera causando la formazione di galle nodose che comportano la perdita di capacità assorbente, sia a livello delle foglie dove provocano escrescenze tondeggianti. Il suo ciclo riproduttivo è complesso: un primo insetto nasce da un uovo deposto sotto la corteccia della vite, che schiudendosi dà vita alla fondatrice. Questa depone circa 500 uova in una foglia della vite. Da qui nascono le larve, parte delle quali si spostano nelle radici dove vengono deposte altre uova che compromettono la capacità assorbente.
La fillossera sia stata introdotta in Europa durante la prima metà dell’800 attraverso l’importazione di talee (barbatelle) di vite di varietà americane come la Isabella, Catawba, e altre. Introducendo le barbatelle di queste viti americane si causò la diffusione del parassita che in breve tempo ha devastato la viticoltura europea e costretto a un rinnovamento epocale di questa coltura. La presenza della fillossera è stata registrata per prima in Francia. La mancanza di conoscenza della biologia di questo parassita ne ha favorito la diffusione.
Sulle radici l’azione dell’insetto porta alla formazione delle cosiddette galle, delle specie di vesciche, che compromettono la capacità assorbente di quest’organo della pianta. Sulle foglie, il parassita sfrutta le galle per svilupparsi, deporre le uova e riprodursi, nutrendosi delle sostanze che circolano nella pianta. Questa azione dell’insetto porta alla morte graduale della vite. La vite Americana subisce un danno alle radici piuttosto limitato perché questa pianta è poco sensibile alle punture della fillossera. Al contrario la vite Europea subisce un danno più rilevante in quanto le radici di queste viti sono particolarmente sensibili e producono galle vistose che compromettono la funzione assorbente. Le foglie, invece, non reagiscono alle punture, per cui la formazione delle galle è poco significativa o completamente assente. Sulla vite Europea l’infezione appare così silente fino a che le piante non iniziano a morire.
Per arginare la diffusione della fillossera si sono tentate varie strade dalla sommersione dei vigneti, all’insabbiamento delle vigne, (si notò che in terreni sabbiosi l’insetto era molto meno invasivo). Ma la soluzione definitiva si ottenne dopo aver capito come le radici di alcune piante di vite americana avessero sviluppato un’immunità agli attacchi di questo insetto.
La soluzione adottata fu quella di innestare sulle radici di viti americane le viti europee. In pratica, furono messe a punto viti immuni alla fillossera caratterizzate da piede di viti americane e apparato vegetativo e riproduttivo di viti europee, sfruttando dunque le parti resistenti delle due varietà. Questa tipologia di vite è oggi quella più diffusa in tutta Europa ed è ciò che ha garantito la sopravvivenza della viticoltura mondiale. Nonostante tutto, molti vitigni autoctoni scomparvero definitivamente a seguito della fillossera.
Non tutte le viti italiane furono innestate su viti americane. Alcune mostrarono una sorprendente resistenza agli attacchi del parassita per questo la loro composizione non fu modificata e oggi si parla di vitigni a piede franco. Le cause di queste eccezioni vanno rintracciate nelle particolari caratteristiche dei terreni dove venivano coltivate: suoli sabbiosi, lavici o argillosi che hanno ostacolato il diffondersi della fillossera.
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