Scegliere il vino adatto all’occasione è una vera e propria forma d’arte: spesso infatti capita di avere ospiti a casa, ma di non sapere quale vino acquistare per fare bella figura.
Prima di tutto, quando si deve decidere quale bottiglia proporre, occorre farlo con calma, prendersi tutto il tempo necessario, leggere le etichette e pensare anche a quali alimenti accostarlo.
Nella vita moderna di tutti i giorni, così frenetica e convulsa, spesso la gente si ritrova a dover scegliere il cibo da mettere in tavola o nel frigorifero in un arco di tempo racchiuso tra poche decine di minuti. Figuriamoci quando si tratta di quale bottiglia scegliere sia per un consumo quotidiano, per una cena importante o informale, o più semplicemente se si desidera crearsi una propria cantinetta in garage o nel sottoscala.
Qui di seguito vi indicheremo 10 linee guida per il consumatore medio quando si appresta all’acquisto di una bottiglia di vini all’interno della GDO.
Partendo con il dire che la regola aurea per comprare il vino è sempre la stessa: dove tempo e finanze lo permettono, bisogna visitare una cantina specifica o una determinata area a vocazione vinicola di nostro gradimento e lì comprare il loro vino.
In Italia, è scontato dirlo, c’è veramente l’imbarazzo della scelta e oltre a poter osservare con i propri occhi la realtà vitivinicola prescelta, è quasi sempre possibile assaggiare direttamente in loco i vini che l’azienda offre, spesso guidati o dal produttore stesso o dall’enologo/sommelier della cantina.
Non solo è un’occasione per evadere dalla frenesia cittadina, ma andando “incontro” al vino, il costo corrisposto per bottiglia si abbassa notevolmente se confrontato con lo stesso vino esposto sullo scaffale di un supermercato, permettendovi così di approfittarne per fare direttamente l’acquisto di una cassa, piuttosto che la bottiglia singola.
In alternativa può valere la pena fermarsi per una mezz’ora in un’enoteca: così come è nobilitante bere, mangiare o acquistare prodotti locali, è doveroso anche cercare di sostenere i piccoli commercianti di quartiere, partendo magari proprio dagli enotecari, a scapito delle ormai sempre più dilaganti enoteche online.
Dopo questi doverosi preamboli cerchiamo ora di stabilire, nel caso in cui i precedenti presupposti non possono essere messi in pratica, le 10 regole definitive per scegliere il vino tra gli scaffali:
Il consumatore medio è solitamente abitudinario e sceglie il proprio supermercato prediletto basandosi su esperienze passate, scontistiche promozionali, o semplicemente perché si colloca nel tragitto casa/lavoro.
È consigliabile affidarsi magari a quelle catene di supermercati che solitamente riservano corsie dedicate a prodotti d’eccellenza del territorio, piuttosto che al discount.
Come già anticipato, è opportuno dedicare il tempo necessario alla scelta della bottiglia, cercando di analizzare razionalmente quale vino possa fare al caso nostro, quali siano le nostre preferenze, a cosa di progetta di abbinarlo nel futuro pasto o in quale occasione aprire il vino.
Sembrerà eccessivo, ma una volta entrati nel supermercato, dirigersi direttamente al corridoio espositivo dei vini non farà di voi degli alcolisti anonimi. Almeno nel tempo dedicato alla scelta della bottiglia non ci dovremo preoccupare del burro o del gelato che si sciolgono.
Spesso tra gli scaffali l’occhio del consumatore ricade sempre su quelle sfavillanti etichette porta prezzi, che nella stragrande maggioranza dei casi alla fine recitano sempre quei due numeri magici preceduti da una virgola, ovvero “99” (o per i commercianti più scaltri, “98” o “89”).
Trucco da retail per eccellenza, spesso però non è propriamente sinonimo di qualità e certamente non di esclusività – sempre che la bottiglia in questione non sia esposta in una di quelle teche di vetro chiuse a lucchetto, allora lì sì che ci si può fare un pensiero -. In definitiva, comprare un vino sotto i 5/6 Euro non è mai una buona idea.
È probabile poi che, sul collo della bottiglia o in sovrimpressione nell’etichetta, si trovino adesivi raffiguranti stelle dorate, cerchietti scintillanti o diciture del tipo “Top Wine”, “Best Wine”, eccetera eccetera, che fanno seguito a votazioni spesso espresse in centesimi (es., “Miglior vino siciliano del 2021, voto: 97/100).
Un adesivo incollato su una bottiglia spesso non garantisce nulla, anzi, il più delle volte nasconde marchette o clientelismi vari, magari da fantomatiche riviste enologiche, istituzioni fittizie o personaggi dello spettacolo.
L’unica cosa incollata sulla bottiglia degna di attenzione, oltre all’etichetta, dovrebbe essere solo la fascetta stampata dalla Zecca di Stato che certifica l’autenticità del prodotto a denominazione (DOC o DOCG), contenente sistemi anti-contraffazione che consentono la tracciabilitàà del vino.
Importante è anche, come detto prima, l’idea di sostenere produttori locali che rientrano all’interno di uno specifico areale vitivinicolo a noi vicino, può sempre rivelarsi una scelta giusta.
Prediligere vini imbottigliati da una cantina regionale spesso può rivelarsi ottimale non solo per il prezzo, ma anche per l’ambiente, andando a impattare la carbon footprint del prodotto. Ovviamente bere locale non significa avere luce verde su qualsiasi bottiglia, diffidate dei prezzi che sembrano troppo abbordabili.
Biglietto da visita del vino e del produttore, l’etichetta rappresenta sicuramente ciò che, insieme al prezzo, cattura l’attenzione del consumatore medio.
Assicurarsi che l’etichetta sia in buono stato, senza graffi, macchie o aloni è sicuramente un buon inizio. Portare a tavola una bottiglia malconcia può far sorgere dei dubbi ai commensali, o nel caso in cui si desidera rivendere quel vino in futuro si vedrà diminuito il suo attuale valore.
Scrutate attentamente anche la retro-etichetta, visto che ultimamente sempre più cantine posizionano lì dietro un QR Code, il quale può risultare utile per avere maggiori informazioni sulla bottiglia che stiamo per mettere nel carrello.
Non è raro imbattersi in vini dove la vinificazione e le pratiche enologiche, così come l’imbottigliamento, possono essere state svolte presso terzi, cioè in una cantina di un terzo operatore che concede l’utilizzo degli impianti, dei serbatoi e delle tecnologie di cantina.
Basta osservare la parte inferiore della retro-etichetta per assicurarsi che ciò non sia presente. Prestare attenzione dunque a diciture del tipo “Imbottigliato dalla Tizio & Caio s.p.a. per conto della Cooperativa Sempronio” (o qualsiasi sigla che sembra sconosciuta e incomprensibile), prediligendo bottiglie in cui sappiamo per certo che tutto il processo produttivo è avvenuto all’interno delle stesse mura.
L’abitudine da parte della GDO di tenere le bottiglie in posizione verticale negli scaffali è già di per se non una buona pratica di conservazione del vino, ma può essere perdonata vista la necessità di far identificare immediatamente il prodotto al consumatore.
E’ risaputo che il tappo si preserva al meglio tenendo la bottiglia in posizione orizzontale, questo perché il vino rimanendo a contatto con il sughero ne mantiene pressoché inalterata la flessibilità.
Occorre dunque scrutare meticolosamente lo stato del tappo: se lo troviamo deformato o sporgente (spingendo in alto ha formato un’avvallamento nella capsula protettiva di plastica), con ogni probabilità il vino è andato a male.
Questi difetti nel tappo possono anche suggerire che il vino ha “segni di cottura”, ovvero che è stato conservato accanto a fonti di calore.
Da qualche anno ormai, all’interno della sezione vini dei supermercati non è più così raro trovare bottiglie provenienti da altre nazioni con una forte vocazione vitivinicola: Francia, Spagna, California, Nuova Zelanda, Cile, Sud Africa e molte altre ancora.
Comprare un vino al supermercato è già di per sé un bel rischio, figuriamoci uno che viene da oltralpe o oltre oceano.
Veder scritto sull’etichetta di un vino una denominazione francofona, come a esempio Bordeaux, Chablis o Bourgogne; o altri nomi più esotici come Rioja o Marlborough può certamente invogliare il consumatore, convinto di fare bella figura sfoggiando una bottiglia di fattura estera.
Una saggia decisione, a parità di prezzo, è sempre quella di prediligere vini prodotti e imbottigliati in Italia, visto che non possiamo sapere per certo che durante il trasporto in un container quelle bottiglie siano state mantenute correttamente, o per lo meno, il rischio di trovare difetti è maggiore.
Il discorso è assolutamente applicabile e reversibile per i vini italiani anche quando ci si trova all’estero. Come già detto in precedenza, a bere locale non si sbaglia mai.
Ultimo consiglio, ma probabilmente il più importante, è quello di non fermarsi semplicemente alla prima bottiglia esposta sullo scaffale.
Se quel tipo di vino (o vitigno) è infine il prescelto, è consigliabile spostare le prime due o tre bottiglie e infilare nel carrello quella che ci sembra più “all’ombra” delle altre.
Questa accortezza è molto importante al fine di ridurre al minimo i rischi di incappare in un vino che ha sviluppato dei difetti.
La causa di tutto ciò è riconducibile ad uno dei peggiori nemici del vino: la luce, non tanto quella solare (ad ogni modo la più dannosa) che si presuppone sia pressoché assente in un supermercato, ma proprio quella della fastidiosa illuminazione al neon.
È buona abitudine dunque, rovistare negli scaffali alla ricerca di una bottiglia ombreggiata, prestando comunque sempre attenzione che l’annata sia rimasta la stessa che avevamo in mente, e soprattutto che la bottiglia non sia sommersa dalla polvere.
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