C’è di che scaldarsi, corpo e cuore, assaggiando il Sangiovese Il Roccafiore 2017 della cantina Roccafiore.
Siamo a Todi, in collina, nella frazione di Chioano, in una zona spruzzata di verde e giallo ocra: vigneti, oliveti, boschi e campi per seminativi tipici dell’Umbria.
Dei novanta ettari di tenuta, che la cantina si spartisce con uno splendido resort, circa quindici sono occupati da vigneti composti con le varietà viticole più diffuse in zona: grechetto di Todi, sangiovese e sagrantino su tutti, una vera prelibatezza.
Del Sangiovese Il Roccafiore 2017 apprezzerete soprattutto l’abbraccio alcolico, assolutamente non invasivo, ma dosatissimo, quasi tenero. Un vino perfetto per quando la neve è giù in strada. Il freddo lasciamolo fuori. Dentro dedichiamoci ai profumi integri e fruttati che Luca Baccarelli è riuscito a far arrivare nel calice di questo sangiovese umbro, cimentandosi insieme ai suoi collaboratori con un’annata difficile come la 2017.
Aspettatevi al naso il ricordo di un bouquet fruttato scuro, tornito e goloso, e non soggiogato dal corredo speziato e raffinato di contorno, in parte eredità dei contenitori di maturazione (la massa sosta due anni in botti di rovere di Slavonia da 50 hl prima dell’affinamento in vetro di sei mesi). I quattordici gradi e mezzo di alcol riportati in etichetta non fanno spavento al gusto perché perfettamente arginati dal buon gioco di acidità e tannini. C’è materia, c’è sostanza, c’è il sangiovese carnoso dell’Umbria. Camino, per chi ha la fortuna di averlo, e arrosti di carne in cui non manchino le salsicce saranno l’abbinamento ideale.
Vale la pena segnalare che le diecimila bottiglie messe in commercio per questo vino (così come avviene per tutte quelle degli altri vini della gamma) sono certificate Green Heart Quality, ossia con un marchio di sostenibilità ambientale adottato dalla Regione Umbria che in questo caso indica un “vino ecosostenibile prodotto responsabilmente a basso impatto ambientale”.
In pratica Roccafiore, che ha iniziato la sua attività nel 1999, conduce interamente i suoi vigneti seguendo i dettami dell’agricoltura biologica ed è stata tra le prime aziende nel vino in Italia a dotarsi di un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica per utilizzo interno, che gli permette di ridurre le emissioni di anidride carbonica. Si tratta di un’azienda tecnologicamente all’avanguardia che è riuscita a inserirsi con discrezione, anche architettonicamente parlando, all’interno del paesaggio prepotentemente rurale del tudertino, traendone beneficio ma anche restituendo al territorio bellezza e qualità.
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