L’indagine, condotta da Vinseo, non si limita a prevedere il futuro, ma cerca di fornire anche indicazioni strategiche per anticipare e costruire il contesto del settore vinicolo
Il mondo del vino si trova oggi di fronte a una serie di sfide significative che potrebbero ridefinire l’industria nei prossimi decenni. Tra le questioni più rilevanti vi sono il cambiamento climatico, l’innovazione tecnologica, le tensioni commerciali e la crescente attenzione per la sostenibilità. Un recente studio condotto da Vinseo, l’associazione francese dei vigneron d’Occitania, in collaborazione con FranceAgrimer e l’Istituto Agro Montpellier, ha provato a delineare quattro possibili scenari per il futuro del vino entro il 2040-2045, prendendo in considerazione oltre 300 variabili e fattori di cambiamento.
Il primo scenario delineato dagli esperti prefigura un futuro in cui il vino è percepito come un prodotto alimentare nocivo per la salute a causa del suo contenuto alcolico. In questo contesto, le normative europee limitano i finanziamenti alla produzione vinicola, favorendo forme di agricoltura più sostenibili e biologiche. Si verifica quindi un aumento della domanda per vini biologici, mentre la viticoltura tradizionale viene tollerata solo a patto che ci sia trasparenza sulle pratiche utilizzate. Nonostante i progressi tecnologici, i cambiamenti climatici aumentano i costi di produzione, costringendo i viticoltori a spostare i vigneti verso zone più settentrionali della Francia. I consumatori, sempre più attenti alla salute, si orientano verso vini a bassa gradazione alcolica, contribuendo a una ridefinizione del concetto di vino, che includerà anche prodotti a bassa o assente gradazione alcolica e pratiche più naturali.
Il secondo scenario ipotizza un cambiamento climatico così significativo da rendere l’acqua una risorsa scarsa. In risposta, la filiera vinicola si impegna a ridurre l’uso di pesticidi e a promuovere una viticoltura sostenibile. Innovazioni tecnologiche efficaci aiutano a mantenere i vigneti nelle loro attuali posizioni geografiche.
Tuttavia, questa spinta verso la sostenibilità si confronta con una recessione economica che rende il vino percepito come un prodotto costoso, rallentando il commercio. L’Unione Europea supporta la piantagione di varietà resistenti, creando una competizione interregionale e mettendo sotto pressione le piccole aziende familiari, mentre i grandi fondi di investimento emergono come attori predominanti.
Il terzo scenario presenta un’industria vinicola in crisi a causa della mancanza di manodopera. Con un sostegno finanziario dell’Unione Europea che diminuisce e l’Organizzazione Mondiale della Sanità che etichetta il vino come “non essenziale”, la stagnazione dei progressi tecnologici diventa una realtà. I viticoltori, privi di strumenti innovativi, si vedono costretti a cercare nuovi terroir nel Nord della Francia. In questo scenario, il mercato del vino subisce un ridimensionamento, con i produttori più piccoli che faticano a competere e perdono quote a favore di altre bevande. La segmentazione del mercato porta a una divisione tra vini di grandi marchi e quelli prodotti in vigneti-giardini periurbani.
Il quarto e ultimo scenario descrive una filiera vinicola francese altamente orientata verso i mercati esteri e impegnata nella produzione biologica. Tuttavia, il settore affronta sfide legate alla gestione dei pesticidi utilizzati nelle tecniche di viticoltura convenzionali, rendendoli difficili da controllare. La recessione economica influisce negativamente sulla domanda, ma il vino rimane ben percepito dai consumatori, che nutrono aspettative elevate riguardo al suo sviluppo sostenibile. Gli esperti indicano due strategie cruciali per affrontare queste sfide: il rinnovo dei vigneti con varietà resistenti e l’adozione di tecnologie innovative come automazione e viticoltura di precisione. In questo scenario, si evidenzia una frattura tra chi punta sulla valorizzazione del territorio e chi investe in fusioni e acquisizioni per aumentare la produzione.
Lo studio di Vinseo non si limita a prevedere il futuro, ma cerca di fornire indicazioni strategiche per anticipare e costruire il contesto del settore vinicolo. Gli autori propongono cinque approcci: la “proattività positiva” per favorire gli scenari ottimali, la “proattività negativa” per evitarne di sfavorevoli, la “reattività anticipata” per prepararsi a potenziali cambiamenti, il “monitoraggio” per tenere sotto controllo le tendenze emergenti, e infine, l’assenza di un approccio se lo scenario non presenta interesse.
Un elemento comune tra i quattro scenari è il crescente interesse verso il biologico e le varietà resistenti, che stanno guadagnando terreno sia tra i consumatori che tra i produttori. Questo solleva interrogativi su come queste varietà saranno integrate nei disciplinari attuali in Italia. Saranno riconosciute come parte della tradizione vinicola o avranno una denominazione propria? Inoltre, la tendenza verso vini a bassa gradazione alcolica e la crescente consapevolezza salutista porteranno a un cambiamento nei consumi, con i vini leggeri e freschi che potrebbero prevalere sui rossi corposi. In questo contesto, i marchi di qualità potrebbero continuare a prosperare, mantenendo la loro posizione nel competitivo mercato globale, mentre le piccole realtà potrebbero dover trovare strategie innovative per restare a galla.
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