Cia Piemonte respinge l’estensione della zona d’origine per il Moscato d’Asti e Asti DOCG

Cia Piemonte ha recentemente espresso la sua ferma opposizione all’estensione della zona d’origine del Moscato d’Asti, una decisione che coinvolge anche le associazioni provinciali di Alessandria-Asti e Cuneo. Questa proposta, avanzata dal Comune di Asti, sarà discussa nell’assemblea del Consorzio di tutela del Moscato d’Asti, fissata per il 4 marzo. L’incontro che ha portato a questa posizione si è tenuto presso la sede interzonale di Castelnuovo Calcea, dove produttori e operatori del settore hanno condiviso le loro preoccupazioni riguardo a possibili conseguenze negative.

Le ragioni dell’opposizione

Gabriele Carenini, presidente regionale di Cia Piemonte, ha sottolineato che l’attuale mercato non richiede un’estensione dell’area di origine del Moscato d’Asti. Secondo Carenini, una modifica di questo tipo potrebbe creare precedenti pericolosi, aprendo la strada a richieste simili da altre realtà vitivinicole. Durante l’incontro, tutti i partecipanti hanno concordato sull’idea che l’estensione non solo sia superflua, ma possa anche comportare rischi significativi per la stabilità del comparto.

Inoltre, l’opposizione all’estensione dell’area di origine è legata a questioni di identità e tradizione. Il Moscato d’Asti è considerato una delle eccellenze vitivinicole piemontesi, e la sua denominazione è intrinsecamente legata a un territorio ben definito. Cambiare queste delimitazioni potrebbe compromettere sia la qualità del prodotto che l’immagine di un vino riconosciuto a livello nazionale e internazionale.

Preoccupazioni per le conseguenze economiche

Le implicazioni economiche dell’estensione della zona d’origine sono state anch’esse al centro del dibattito. Daniela Ferrando, presidente di Cia Alessandria-Asti, e Igor Varrone, direttore di Cia Cuneo, hanno espresso preoccupazioni riguardo a possibili effetti domino che potrebbero destabilizzare il Consorzio. Un’estensione dell’area di origine potrebbe influenzare il mercato dei terreni, generando speculazioni e variazioni imprevedibili dei prezzi, con effetti negativi per i produttori locali.

In risposta a queste preoccupazioni, Cia Piemonte ha proposto alternative più sostenibili, tra cui:

  1. Aumento del prezzo delle uve, piuttosto che l’allargamento dell’area di origine.
  2. Utilizzo dei terreni già presenti all’interno dell’attuale zona di origine, molti dei quali non sono attualmente vitati o sono trascurati.

Queste strategie potrebbero garantire un incremento della produzione e della qualità senza alterare la struttura territoriale del vino.

Aspetti legali e tutela della denominazione

Un altro punto cruciale discusso durante l’incontro riguarda gli aspetti legali legati alla denominazione del Moscato d’Asti. L’avvocato Saverio Biscaldi, consulente di Cia nel settore vitivinicolo, ha chiarito che il rifiuto all’estensione dell’area non comporta alcun cambiamento riguardo al nome “Asti” associato al Moscato d’Asti. La posizione di Cia Piemonte è supportata da una sentenza del Consiglio di Stato del 2015, che conferma la solidità della denominazione e la sua protezione legale.

In conclusione, l’assemblea del Consorzio di tutela del Moscato d’Asti, in programma il 4 marzo, rappresenta un momento cruciale per il futuro del comparto. L’esito di questo dibattito sarà monitorato attentamente da tutti gli operatori del settore, che si aspettano di vedere come le preoccupazioni espresse da Cia Piemonte e dalle associazioni provinciali verranno accolte. È un’occasione importante per riaffermare l’identità e il valore del Moscato d’Asti, una delle perle del panorama vitivinicolo piemontese. La decisione che verrà presa avrà ripercussioni significative non solo per i produttori, ma anche per l’intera economia locale legata a questo storico vino.

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