Quando si passa per le Marche, che sia per motivi di lavoro o una gita di piacere, oltre alla cucina locale non si può non provare una delle bevande alcoliche più caratteristiche di questa regione: il mistrà. Secoli di storia alle spalle e un sapore e una gradazione alcolica che la contraddistinguono, la bevanda alcolica è riconosciuta tra i prodotti agroalimentari tradizionali italiani e si produce anche nel Lazio e in Umbria. Non resta che scoprire che cosa sia e come si produce il mistrà.
Il mistrà è un liquore che trae però le sue origini dalla conquista dell’omonima città da parte della Repubblica di Venezia nel 1687 e terminata nel 1715. Scoprendo l’ouzo greco (un distillato), i veneziani lo portarono in patria e lo ribattezzarono mistrà. Successivamente il consumo si è trasferito in terra marchigiana e abruzzese, dove la ricetta è stata perfezionata nelle case contadine.
Secondo alcune teorie mai verificate, la bevanda era utile per contrastare gli effetti della malaria nei pastori transumanti della Maremma. Oggi il mistrà si produce in particolare nelle Marche ed è un liquore a base di anice, secco e dagli aromi forti. Una combinazione perfetta per correggere il caffè o anche solo da sorseggiare a fine pasto. Con una gradazione alcolica tra i 40 e i 45 gradi, si può bere anche mescolato con l’acqua.
Il mistrà si produce con una particolare ricetta contadina che può benissimo essere preparata anche in casa, con le dovute modifiche che vanno in base alla città di riferimento o addirittura da famiglia a famiglia. I passaggi prevedono un iniziale utilizzo di alcol a 90 gradi, semi di anice, finocchietto selvatico, coriandolo e scorze di arancia. Tutti questi ingredienti si mettono in infusione in un recipiente a chiusura ermetica, che dopo essere stato ben tappato e igienizzato deve essere agitato e lasciato a macerare per una decina di giorni.
Trascorso quel lasso di tempo, si prepara lo sciroppo che sarà fondamentale per gusto e consistenza. Per farlo bisogna bollire dell’acqua zuccherata a fiamma bassa, per poi raffreddarla. Intanto si filtra il macerato che successivamente va unito a quello sciroppo freddo così ottenuto. Dopo aver amalgamato tutto, si lascia riposare un paio di giorni e si imbottiglia. È questo il punto cruciale in cui si può decidere di donare un gusto diverso a seconda del metodo di produzione: si può aggiungere del finocchio selvatico, dell’anice verde, dell’altra scorza o polpa di agrumi quanto basta per aromatizzare e dare il giusto sapore al mistrà.
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